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L’ex giocatore della Juventus e della Lazio Stephan Lichtsteiner, ha parlato intervistato dai microfoni de La Gazzetta dello Sport della sfida di questa sera tra i bianconeri e i biancocelesti: “Juve-Lazio è la sfida della mia carriera. A Roma ho vissuto in modo splendido e ho conosciuto persone speciali. A Torino ho festeggiato sette scudetti, ho imparato la cultura della vittoria e incontrato amici che purtroppo non vedo da oltre un anno e che spero di abbracciare presto. Mi aspetto una partita tesa, tosta: entrambe le squadre avranno grande pressione. La Juve deve vincere per continuare a sognare lo scudetto, la Lazio per coltivare le ambizioni di Champions. È la classica gara che non si può sbagliare. La Juve sa come si vince, non si fa stressare dalla situazione. La qualità nella rosa non manca e i ragazzi sanno affrontare certe sfide”.
“È vero, se paragoniamo il rendimento di questa stagione a quello degli ultimi nove anni ci sono tanti alti e bassi. Ma nello sport è difficile vincere sempre, senza contare che la Juve ha già messo in bacheca un’altra Supercoppa. C’è la tendenza a dare tutto per scontato, ma è fuori dal normale quello che ha fatto la Juve dal 2011 in poi. Prima o poi arriva la stagione in cui le cose vanno meno bene e poi ci sono stati tanti problemi tra infortuni e giocatori positivi al Covid. E nonostante questo i bianconeri sono ancora in corsa in tutte le competizioni, mentre l’Inter ha solo il campionato: una bella differenza. Io non vedo la Juve in crisi, semplicemente sta aprendo un nuovo progetto in mezzo a tante difficoltà oggettive”.
“Pirlo è coraggioso e futuribile. Nel senso che se anche non dovesse vincere lo scudetto quest’anno, sta costruendo le basi per riuscirci nella prossima stagione. Serve tempo, i cambiamenti importanti non si possono metabolizzare in pochi mesi. Ma sono sicuro che Andrea farà benissimo. E chissà che l’anno in cui soffre in campionato, la Juve non riesca ad andare fino in fondo in Champions. Contro il Porto la qualificazione arriverà di sicuro, poi servirebbe un po’ di fortuna nel sorteggio dei quarti e dalla semifinale in avanti può succedere di tutto”.
“Oggi farei fatica, ma qualche anno fa mi sarei divertito. La spinta costante era la mia caratteristica principale, facevo su e giù per novanta minuti e non ho mai tralasciato la fase difensiva. Io credo che i campionati si vincano prendendo pochi gol: l’equilibrio è fondamentale. I terzini della Juve sono bravi anche perché sanno attaccare e difendere. E pure Lazzari e Marusic nella Lazio svolgono bene il doppio lavoro”.
“La vittoria per 2-1 allo Stadium nel 2012, con la punizione di Del Piero nel finale fu decisiva per lo scudetto. E poi la Supercoppa del 2013 a Roma: vincemmo 4-0, io segnai, esultai e i tifosi della Lazio si arrabbiarono. Ma per me era una forma di rispetto verso la maglia che indossavo”.