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Lichtsteiner: “In Champions gli errori si pagano, testa al campionato. I miei ricordi della Juve…”

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Intervenuto in diretta sul canale Twitch della Juve, l’ex terzino bianconero Stephan Lichtsteiner ha commentato l’attuale situazione della squadra di Pirlo:

“Sono soprattutto gli errori individuali che hanno portato all’eliminazione dalla Champions. L’aver giocato gran parte della partita con un uomo in più lascia poi tanto amaro in bocca, però purtroppo questo è il calcio. Se nei momenti chiave commetti errori importanti alla fine li paghi, soprattutto in Champions e in questo caso è successo. La Juve ha avuto 180 minuti, anche di più, per rimettere il risultato a posto, ma purtroppo è mancata anche un po’ di fortuna ed è andata malissimo. Devi capire che in Champions affronti i più forti. Il Porto è una squadra che gioca molto bene, che può contare su ottimi giocatori di grande qualità. Quindi se tu sbagli nei momenti chiave purtroppo vieni eliminato.

Consapevolezza del Porto? Loro sanno giocare, sono venuti a Torino sapendo di poter passare. Però secondo me, quando si sono visti rimontare con un uomo in meno non tutti ci credevano più. Poi tutti gli episodi sono andati a favore loro ed è pesante uscire così. Secondo me hanno avuto quel pizzico di fortuna necessario per andare avanti. I tifosi vedono che esci contro una squadra meno forte e, da Juve, bisogna dire che non va bene. Un contro è uscire con il Bayern e il Real e lì capisco i tifosi, però da fuori sembra tutto più semplice. Poi a Torino la pressione è tanta e certe eliminazioni fanno ovviamente molto male. Stagione non terminata? I giocatori devono subito tornare a vincere smaltendo la delusione. C’è ancora l’obiettivo scudetto alla portata. C’è ancora la gara in casa con l’Inter e tutto è possibile, ora bisogna guardare avanti e lottare insieme fino alla fine. Poi comunque c’è anche la finale di Coppa Italia. Come ho detto, le tante vittorie ti fanno abituare bene, ora bisogna solo andare avanti.

Tornare subito in campo è un bene. Ormai ci sono altri obiettivi come appunto lo scudetto, quindi le delusioni vanno lasciate subito indietro provando a dare di più in futuro. Poi dipende dal carattere, ma da ora fino alla fine bisogna dare tutto, così da poterti guardare allo specchio e dirti che hai fatto il possibile. Far parte della storia bianconera? Ne ho la consapevolezza. Ora che ho tempo ogni tanto guardo filmati e foto ed è bello farne parte. Il Covid non mi ha dato possibilità di fare una visita agli ex compagni, però mi farebbe piacere. Cuadrado? Ha sempre fatto la differenza. Da terzino mi piace come si sta comportando, specialmente in fase offensiva.

Il mio arrivo nel 2011? La Juve in quel momento, dopo due settimi posti, era sempre la Juve. Ero molto contento di provare questa nuova avventura. Sapevo di venire da anni di grande livello ma non ero sicuro di essere uno da Juve. Sapevo che sarei stato uno dei tanti e che avrei avuto pressioni altissime, ma volevo provare assolutamente. Il primo gol ufficiale allo Stadium? Lo ricordo bene. Non è mai stato per me importante, il mio obiettivo era vincere titoli e non segnare gol. Mancanza dei tifosi? Ovviamente si fa sentire, non è facile giocare così. Col tifo dietro contro il Porto sarebbe finita 3/4-1 anche con tutti gli episodi contro. Secondo me non ci sarebbe stata storia, ma purtroppo è andata così. Intesa con Pirlo? Era perfetta. Lui sapeva i miei movimenti, io sapevo i suoi. Sapevo che quando era pronto a dartela te la dava dove vuoi. L’unica cosa da fare era non adare in fuorigioco. Rimonta con il Tottenham? Erano tempi importanti. Era il secondo anno in cui ero fuori dalla lista dei gironi. Entrare e dare una mano è stato un momento di grande orgoglio. C’era la consapevolezza di aver fatto qualcosa di importante.

Compagni che sento ancora? Ultimamente ho mandato un paio di messaggi a Chiellini e Buffon, ma mi sento spesso con Marchisio. Con lui ho un rapporto molto importante. Poi però non è la stessa cosa, specialemente con il Covid. Quando si potrà viaggiare li andrò a visitare sicuramente. Gol al Monchengladbach? Eravamo in un momento difficile. Eravamo indietro in campionato, in Champions partimmo male. In Germania rischiammo di andare sotto di due gol, poi sono riuscito a pareggiare. E’ stato un momento difficile ma bello perchè ho dato una mano alla squadra. Poi ripartimmo in campionato dall’Empoli e da lì cambiammo passo. Momento dell’addio? Ero preparato, sapevo che sarebbe finito il mio ciclo. Era importante per me avere anche altre avventure. E’ stato bellissimo salutare i tifosi che mi hanno dato tanto e mi hanno sostenuto sempre. Mi hanno sempre aiutato molto nei momenti complicati delle ultime stagioni.

Anno in Premier? Mi è piaciuto, è stata un’esperienza importante come uomo e come calciatore. A 34/35 anni andare lì all’Arsenal, che provava a tornare tra le big, è stato difficile. Ho fatto tanti ruoli, ma alla fine per poco non abbiamo raggiunto i nostri obiettivi. Un fallimento ma un’esperienza importante. Pensieri sulla Juve? Ricordo subito al finale persa a Berlino. Ci penso ancora molto. La Champions è un sogno per tutti, vederlo sfuggire all’ultimo è una cosa che fa molto male. Terzini destri? Quando giochi nella Juve hai tanta fiducia, anche se nel mio ruolo in Europa c’erano tanti giocatori forti. Non mi sono mai sentito il più forte del mondo”.

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