[fncvideo id=669983 autoplay=true] Il sito web della Juventus ha dedicato un articolo all’estate bianconera del 1968 in cui l’Italia è stata campione d’Europa per la prima volta nella sua storia. E, come con Bonucci e Chiellini, non sono mancati gli sfottò e la forza di alzare quella coppa al cielo.
“Se Italia-Inghilterra del 2021 ha definito il suo verdetto ai calci di rigore, Italia-Jugoslavia del 1968 ha avuto un epilogo non meno sofferto. La soluzione dell’epoca in caso di parità era la ripetizione della gara e a Roma succede addirittura nello spazio di 48 ore. L’eroe della finale-bis è Anastasi, autore della rete del definitivo 2-0. Pietro è ufficialmente un giocatore del Varese, ma la Juve lo ha già acquistato per la stagione successiva. Sul mensile bianconero viene proposto il parere del giocatore inglese più importante dell’epoca, Bobby Charlton (un po’ come se Harry Kane oggi parlasse di Federico Chiesa): «Ho visto un bravissimo centravanti e sono convinto che diventerà un grandissimo campione». Aggiungendo un’annotazione importante, che a 20 anni lui non era sui livelli del neo-bianconero: detto da un campione del mondo è un complimento enorme.
LA DIFESA BIANCONERA
La coppia di difensori della Juve – a differenza di Bonucci e Chiellini – viene divisa nelle due finali con la Jugoslavia. Nel primo atto c’è in campo Castano, due giorni dopo tocca a Salvadore nell’ottica di qualche cambiamento che il C.T. Ferruccio Valcareggi ha scelto per dare nuove energie alla squadra. In semifinale, c’è in campo il terzo componente del reparto arretrato bianconero, Bercellino, impegnato contro l’Unione Sovietica in una sfida che trova la sua risoluzione solo con la monetina. Hurrà Juventus esprime la soddisfazione dei tre con una dichiarazione collettiva: «Giorni come questi non si dimenticano facilmente. É una fortuna per noi averli vissuti».
IL TEDESCO ITALIANO
A rendere elettrica l’aria dell’estate ’68 juventina c’è anche un motivo che trascende la Nazionale. A Torino arriva una vecchia conoscenza della Serie A, un tedesco che a Bologna ha scritto pagine tricolori e che con la sua Germania ha partecipato da protagonista al Mondiale del 1966, quello per l’appunto vinto dall’Inghilterra e rimasto come unica soddisfazione britannica grazie all’Italia di Mancini. Bercellino non usa formule di rito e mostra tutto il suo entusiasmo per il nuovo compagno di squadra, Helmut Haller: «Se quello gira, nel prossimo campionato spacchiamo il mondo!».
RITRATTO DI HALLER
Anche Tino Castano offre un ritratto approfondito di Helmut Haller. E si capisce che la stima nasce dall’averlo affrontato come avversario, trovandolo «solido, ben squadrato, non fa smorfie quando lo “toccano”, non gli saltano i nervi al primo scontro cattivo. E “vede” sempre cosa accade in campo in qualunque momento». Per il difensore bianconero, sul livello del tedesco ci sono solo altri 3 giocatori nel campionato italiano: l’interista Luis Suarez, il milanista Gianni Rivera e il napoletano José Altafini. Il campionato si incaricherà poi di smentire la valutazione: fra i 4 contendenti non c’è nessuno che riuscirà a laurearsi campione d’Italia perché lo scudetto andrà a Firenze. Haller avrà comunque il tempo di rifarsi, vincendo 2 titoli consecutivi nel 1972 e nel 1973″.
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