Sacchi: "Chiesa è una forza della natura. Con Allegri la Juve parte avanti"

Sacchi: “Chiesa è una forza della natura. Con Allegri la Juve parte avanti”

In un'intervista a La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha parlato della prossima stagione della Juventus di Massimiliano Allegri.

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In un’intervista a La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha parlato della prossima stagione della Juventus di Massimiliano Allegri: “Credo che i bianconeri partano davanti anche perché l’Inter ha perso due giocatori importanti come Hakimi e Lukaku, ma soprattutto la sua guida: Conte aveva fatto un lavoro straordinario riuscendo a sovvertire un pronostico che anche lo scorso anno vedeva favorita la Juve. Allegri sa come si vince, è un allenatore pragmatico oltre che un grande tattico: conosce le strade che portano alla vittoria. La sua Juve non è stata sempre convincente, ma in Italia conta soprattutto il risultato e Allegri sa come ottenerlo. Non mi ha sorpreso che sia stato richiamato alla guida della squadra anche se è difficile ripetersi. Comunque la rosa bianconera è molto ricca ed è composta da elementi di grande spessore”.

Da Bonucci e Chiellini fino a Chiesa, quanto conta il blocco tutto italiano della Juventus? “Tanto. E nei nove scudetti consecutivi, in particolare nei primi, il gruppo italiano è stato decisivo. Bonucci e Chiellini hanno carattere, conoscenza, personalità. E trasferiscono tutto questo ai ragazzi più giovani. Con Chiesa Madre Natura è stata generosa: potenza, velocità, forza, tecnica. Deve però pensare di più e muoversi nei tempi e nelle distanze giuste. Può sfruttare la possibilità di allenarsi con Ronaldo, che in queste cose è un maestro. Chiesa deve imparare a sfruttare la sinergia con i compagni, altrimenti resterà discontinuo. Locatelli? Ha tempi di gioco, qualità. E ha ancora margini di miglioramento: deve essere sempre presente nel gioco. Quando ha la palla è un direttore d’orchestra come ce ne sono pochi”.

Ronaldo è la stella della squadra? Io sono un socialista vecchia maniera: per me sono tutti uguali. Quando allenavo, se un giocatore non stava bene lo sostituivo o lo lasciavo in panchina. Che si chiamasse Gullit, Van Basten o Baresi. E facevo un favore a ciascuno di loro, perché il calcio non è uno sport individuale. Non esiste il calciatore che si debba caricare la squadra sulle spalle: bisogna migliorare la sinergia tra i giocatori”.

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