Borriello: "L'addio di Ronaldo non è stato un bel segnale per la Juventus"

Borriello: “L’addio di Ronaldo non è stato un bel segnale per la Juventus”

Intervistato da La Repubblica, Marco Borriello ha parlato della nazionale italiana e dell'addio di Ronaldo alla Juventus.

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Marco Borriello è stato uno dei migliori attaccanti della Serie A, in grado di giocare ben 340 partite nel massimo campionato italiano, segando 96 gol e fornendo 32 assist. Per un brevissimo periodo il classe 1982 ha militato anche tra le fila della Juventus e oggi, intervistato da La Repubblica, ha parlato dell’Italia di Roberto Mancini: L’Europeo ci ha garantito un grande rispetto internazionale. Ha elevato l’autostima degli italiani, ma non nascondiamoci: il calcio italiano non sta benissimo. La Serie A non ha tutto questo appeal. La situazione politico-economica è quello che è e il Covid l’ha aggravata, abbiamo stadi fatiscenti, è inevitabile che un grande calciatore preferisca altri campionati. Quelli più competitivi, come la Premier, o dove si guadagnano più soldi”.

Ciro Immobile è stato uno dei più criticati tra gli Azzurri. L’ex attaccante ha commentato dicendo: “Non è molto adatto al tipo di gioco che fa la squadra, ma ha vinto gli Europei sfiancando i difensori, ha lavorato per tutti. Ciro è un grandissimo, già al Genoa a 22 anni era potenza pura, sbagliava tanto ma glielo dicevo, era solo questione di tempo. Vedrete che batterà anche il record di gol di Totti in Serie A. Deve essere titolare, ma io Raspadori vorrei vederlo di più. Per me è un piccolo Aguero, veloce, tecnico, velenoso. Per il gioco dell’Italia può essere ideale. E poi c’è Scamacca, c’è Kean, che ha potenzialità fisiche rilevanti”.

Il giovane attaccante italiano è tornato alla Juventus per sostituire il partente Cristiano Ronaldo. A proposito Borriello ha aggiunto:Non è un bel segnale se uno come Ronaldo decide di andare via: vuol dire che non ritiene più quella realtà adatta alla sua dimensione. La Juve ha preso una bella bastonata. Anche per l’Inter vendere Lukaku e Hakimi è un segnale allarmante: conta poco che li abbia sostituiti bene, è difficile ripetersi, quando ti privi dei migliori”.

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