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Intervistato dal Corriere dello Sport, il difensore della Roma Roger Ibanez ha parlato del match contro la Juventus, in programma domenica: “Juventus-Roma è una partita speciale, ci stiamo già pensando da giorni. Loro sono grandi, ma noi siamo in crescita. Con Mourinho ti viene voglia di imparare ogni giorno: è un allenatore che ti cambia le prospettive, lui dice e tu fai. Mi ha insegnato tante cose: se posso gioco la palla, altrimenti non rischio”. Sul giovane Vina ha aggiunto: “Potrà giocare domenica a Torino? Non so, il viaggio di ritorno dal Sudamerica è lungo. Dipenderà da come sentirà lui e da cosa deciderà l’allenatore”.
Il difensore brasiliano ha poi parlato del suo impiego in nazionale: “Sono nato in Brasile, mi sento brasiliano e vorrei giocare nella Seleçao. Ma vediamo. Ho anche il passaporto italiano e quello uruguaiano, ascolto chi mi chiamerà. Il calcio è cambiato: tante squadre naturalizzano i calciatori. Non ne ho ancora parlato con i brasiliani azzurri, ma Toloi è mio amico: è stato un punto di riferimento importante per me quando sono arrivato a Bergamo. Vedremo cosa succederà. Ho scelto il cognome di mia madre perché suonava bene, ho pensato al marketing: se il nome è Roger, meglio Ibanez che Da Silva”.
Chiosa finale con un breve retroscena sulla sua carriera: “A gennaio del gennaio 2020 mi voleva anche il Bologna, Mihajlovic mi telefonò e il mio agente aveva raggiunto l’accordo. Ma io chiesi di prendere tempo, di aspettare e spuntò la Roma. Per me era meglio andare in un grande club, anche con il rischio di andare in panchina. Se avessi scelto il Bologna, sarebbe stato più difficile andare alla Roma dopo. Invece fare il percorso inverso a giugno, con tutto il rispetto, non sarebbe stato un problema. In estate nessun giornale mi inseriva nella formazione titolare, invece mi sono ritagliato il mio spazio. Non ho mai pensato di considerare le proposte di altri club“.