Juventus, errori di Kean e Szczęsny? Problemi di mentalità

Juventus, errori di Kean e Szczęsny? Problemi di mentalità

Contro il Napoli Kean e Szczęsny sono stati autori di due errori che hanno portato alla sconfitta della Juventus: problemi di mentalità.

[fncvideo id=669983 autoplay=true]

4 gol sui 5 subiti in questo inizio di stagione da parte della Juventus sono arrivati per colpa di errori individuali. Cali di concentrazione? Mentalità errata? Intervistata da La Gazzetta dello Sport, la mental coach Nicoletta Romanazzi ha analizzato la situazione in casa Juventus: Il corpo segue la mente, quando pensiamo una cosa il corpo si sta già muovendo in quella direzione. Ai ragazzi che seguo nel calcio dico sempre: quando siete davanti al portiere guardate l’angolo della porta dove deve andare la palla. Il 70-80% della prestazione lo fa la testa, non si può fare sport a un certo livello senza lavorare sulla testa, e infatti so che la Juve ha una figura che si rende disponibile a lavorare da questo punto di vista. Quando chi ha un grande talento non riesce a esprimerlo dipende da paure, emozioni, pensieri che ha nella testa e che lo bloccano”.

L’addio di Cristiano Ronaldo può aver influito? Quando ci sono cambiamenti così importanti c’è un tempo di assestamento che va previsto – Ha rivelato la dottoressa –: non ci si deve spaventare se arriva un risultato positivo all’inizio, fa parte del gioco. Per costruire il nuovo equilibrio bisogna rompere col vecchio, se si prova a conservarlo si sbaglia, ed è assolutamente naturale che nel processo i risultati non arrivino”.

Chiosa finale sulle pressioni, a volte eccessive, che i calciatori sono costretti a subire: Spesso ciascuno di noi vive male le pressioni, il giudizio esterno, e spesso succede anche a questi ragazzi: serve lavorare affinché non avvenga. È chiaro che se su un errore parte l’attacco mediatico sicuramente questo non aiuta, la paura di sbagliare di nuovo fa sì che si sbagli ancora e si possa entrare in loop, perché non ci si focalizza più sulla prestazione che si vuole portare a casa ma sull’errore e alla fine rischiamo di produrre quello che abbiamo nella testa”.

x