Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Massimo Giletti ha analizzato la stagione della Juventus dopo le prime 12 giornate: “Più bassi che di alti, purtroppo. In Champions la Juve ha fatto quel che doveva, anzi col Chelsea anche qualcosa di più. Poi però guardo dove siamo in campionato, e siamo troppo lontani. Secondo me non è un problema né tecnico né di qualità. Quel che serve è un salto mentale. Le battaglie le vinci se le combatti, non perché indossi la maglia a strisce bianconere. Col Verona nel primo tempo abbiamo perso tutti i contrasti. E’ su questo che bisogna lavorare. Il problema non è sostituire Ronaldo, che peraltro è insostituibile, ma che sono caduti gli alibi per la squadra e non c’è nessuno che sappia caricarsela sulle spalle. I campioni sono quelli che sanno dare continuità di rendimento. Dybala ha una tecnica straordinaria ma non risolve le partite da solo. Tanto più che Morata è ora uno sbiadito ricordo del giocatore che abbiamo visto, oltre a non essere comunque un centravanti d’area”.
“La Juve ha perso la sua identità – ha continuato il conduttore televisivo -, la sua anima di squadra che vince in quanto ha carattere e consapevolezza di dover vincere. Nel tempo la squadra ha perso il suo “zoccolo duro” di giocatori italiani, ha preso i vari Rabiot, Ramsey, Kulusevski, ma ha perso la sua anima. E poi un’altra cosa: se non passi attraverso il gioco non vai da nessuna parte. La qualità dei singoli non basta. Sono diventato un po’ “sacchiano”, ma Sacchi ha in effetti cambiato la mentalità in Italia, e reso fondamentale il gioco di squadra”.
Chiosa finale con un pronostico: “Spero che arrivi fra le prime quattro e che trovi un equilibrio di squadra. Che metta insomma le basi per un nuovo ciclo. Il calcio è fatto di cicli ed è inevitabile che prima o poi si chiudano. Negli anni scorsi forse abbiamo troppo puntato il dito contro Sarri e Pirlo, bisognava focalizzarsi di più sui giocatori. E capire che per esempio un Luca Pellegrini o un Tonali avrebbero dato più anima che non un manipolo di stranieri… Di base comunque servono un direttore d’orchestra e un centravanti d’area. In Europa invece potrebbe sorprendere: le squadre straniere fanno fatica ad affrontarla, già lo abbiamo visto, anche se molto dipenderà da sorteggi ed infortuni. In campionato invece è diverso, il sogno è il 4° posto”.