di Mattia Cinelli
La Juventus è in un momento di crisi. Non è la prima volta che accade questo, soprattutto nelle ultime stagioni. I bianconeri sono stati inghiottiti in un’involuzione quasi irreversibile, un processo all’incontrario che sta facendo sprofondare la Vecchia Signora a quasi dieci anni fa. Eppure i problemi non nascono da oggi, e neanche dall’avvento dell’Allegri-bis, additato da tutti come l’artefice delle disfatte juventine.
L’errore primordiale è stato mandare via Maurizio Sarri, chiamato nell’estate 2019 per dare nuova linfa alla Juventus, una nuova filosofia, un nuovo concetto di gioco. Era altrettanto chiaro che il tecnico campano avrebbe avuto bisogno di almeno due-tre anni, ed invece ad agosto 2020 l’esonero, il primo passo verso l’involuzione odierna. Poi l’avvento di Pirlo, in fretta e furia, facendo passare l’ex mediano da tecnico della Juventus U23 ad allenatore della prima squadra in dieci giorni, altro sintomo di mancata programmazione e idee poco chiare.
Buttato nella mischia, il Maestro si è difeso come ha potuto, ma a fine anno anche lui ha detto addio, per far posto a colui che era stato mandato via per cambiare il gioco e la filosofia di Madama. A prescindere dal secondo mandato di Allegri si palesa un enorme errore concettuale, un passo indietro (anzi due), rinnegare il cambiamento e tornare al passato. Il resto è storica recente, una Juventus che fatica da un anno e mezzo, calciatori spesso infortunati e scelte di mercato poco condivisibili, in primis la mancanza di un terzino sinistro di livello. Il problema c’è anche in panchina, ma più in alto, le colpe di certo non mancano.