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In un’intervista al quotidiano spagnolo Revista Libero, Roberto Baggio ha raccontato molti dettagli della sua lunga e gloriosa carriera. Sul suo passaggio dalla Fiorentina alla Juventus, l’ex attaccante ha rivelato: “Non avevo nulla contro la Juventus, ma volevo rimanere alla Fiorentina. C’erano persone lì che mi avevano aspettato dopo aver trascorso i primi due anni di infortuni. Ci siamo innamorati l’uno dell’altro. Ho promesso che sarei rimasto. Il club viola, in realtà, non è stato corretto perché mi avrebbe venduto senza dirmi nulla. Poi è stato fatto così, incolpando il giocatore dicendo che era un mercenario. Tutte bugie. Mi sono sempre piaciute le sfide. Concepisco infatti la vita come una sfida continua, con un grado di cultura che cresce, che aumenta mentre siamo sempre più preparati ad affrontarli. In questo senso la Juve è stata una sfida, ovviamente”.
“L’avvocato Agnelli era una persona con un carisma unico – Ha continuato il “Divin Codino” -. Uomo di mondo, molto apprezzato per il suo stile unico e inconfondibile. Un grande appassionato di calcio che si arrabbierebbe se la squadra giocasse male. Amava la classe, infatti si dilettava con Renato Cesarini, Sivori, Platini… La sua passione erano i giocatori di qualità. Sono orgoglioso di averlo incontrato”.
Chiosa finale sul progetto Superlega: “Penso che il calcio abbia bisogno di un rinnovamento. È indiscutibile. La velocità con cui il progetto è naufragato, però, deve farci ridere. Per navigare verso nuovi traguardi con nuovi progetti è necessario avere uomini capaci, con un’esperienza già consolidata. Non mi piacerebbe perdere l’opportunità di costruire un progetto necessario, perché il mondo cambia, le persone cambiano, e così anche la televisione. Detto questo, in ogni progresso volto a migliorare quello esistente, l’unica cosa che conta è che il beneficio sia per tutti e non solo per chi ci ha pensato. La creazione di valore non può e non deve essere un’illusione, un miraggio. Piuttosto il punto di partenza in cui ognuno di noi può fare la sua parte in ogni modo possibile. Dobbiamo creare una cultura dello sport, quindi anche del calcio, ma non dobbiamo mai dimenticare che appartiene al popolo”.