Alla vigilia del match di Serie A contro il Torino, è intervenuto in conferenza stampa l’allenatore della Juventus, Thiago Motta. Di seguito le sue risposte alle domande dei giornalista in sala.
Quali sono le sue sensazioni per il suo primo Derby della Mole? Che partita sarà?
“Le sensazioni sono buone perché vedo la squadra bene, con l’atteggiamento giusto in allenamento, preparandosi per questa partita con un atmosfera speciale sia per noi che per i nostri tifosi per domani andare al massimo e fare una grande partita”.
Cos’ha percepito di particolare in questo derby rispetto ai tanti che ha vissuto?
“L’importanza di un derby è che sappiamo che la città lo vive in un modo molto intenso, però lo viviamo anche noi. Sono delle partite belle da giocare, dove esiste questa atmosfera molto speciale che le due squadre sono consapevoli dell’importanza. Faremo il massimo per fare una grande partita e portarla dalla nostra parte”.
Come sta la squadra sotto l’aspetto fisico dopo la partita contro il Lille?
“Fisicamente molto bene. Di solito abbiamo due giorni di recupero dopo le partite, mentre questa volta ne abbiamo avuti tre. E’ qualcosa di molto importante, perché fa la differenza. La squadra la vedo molto bene. Ho fiducia nell’impegno di tutti, sia dall’inizio che a partita in corso, come abbiamo fatto sino a oggi. Domani sarà la stessa cosa: entreremo al 200% in partita, chi inizierà e chi subentrerà per dare un contributo alla squadra”.
Bonucci vi è venuto a visitare: l’ha aiutata a trasmettere lo spirito derby del passato?
“Non abbiamo parlato del derby, ma di tante altre cose, anche su una prospettiva del suo futuro. Sta passando il suo corso da allenatore. Abbiamo fatto una conversazione sul calcio e sulle cose sul lavoro che possono essere qualcosa di nuovo, magari diverso da quelle che ha vissuto lui come giocatore. E’ un ragazzo che conosco da molto tempo perché abbiamo giocato anche in Nazionale insieme. E’ un privilegio per noi avere una visita da un giocatore che è stato importante qua in questa grande squadra come la Juventus“.
La difesa è tornata, in campionato, a non subire gol: come si continua su questa strada?
“La difesa bene, stiamo lavorando bene sia individualmente che collettivamente. Possiamo ancora crescere tutti sotto l’aspetto difensivo, non solo la difesa, ma in generale. L’atteggiamento è giusto e quella è la base per fare grandi prestazioni”.
Lei da giovane ha giocato in una squadra che si chiama Club Atletico Juventus e aveva le maglie granata: conosceva questa storia e si sarebbe aspettato che questo sarebbe diventato un suo derby?
“No, non avrei potuto mai immaginarlo. Però, sono contento e felice di vivere questo momento, soddisfatto del momento che sto personalmente vivendo. Tanto tempo fa ho giocato in una squadra che si chiamava Juventus del colore granata. Sono stati bei momenti e bei tempi perché ero ancora giovane e c’era grande voglia di giocare, di diventare un grande professionista di calcio perché avevo già 14-15 anni e a 15-16 sono andato via, in Europa. Ora mi trovo nel posto giusto al momento giusto e sono felice”.
Ha avuto modo di conoscere e visitare Torino? Ci sono dei luoghi che gli sono entrati nel cuore? Che cosa le trasmetteva da fuori questo derby?
“Onestamente, anche per una scelta mia, vivo poco la città. Però, mi sento anche un grande privilegiato perché durante tutta la mia carriera, da quando ho iniziato professionalmente nel calcio, ho avuto una fortuna enorme, quella di stare in grandi squadre e vivere grandi città bellissime. Oggi continuo a essere un privilegiato che sta in una grandissima squadra e una bellissima città e non posso chiedere più niente. Fino a oggi sono stato molto fortunato”.
Ci sono stati cinque giocatori diversi sinora in questa stagione con la fascia da capitano: quali sono le caratteristiche per te, per un giocatore, per indossare la fascia della Juventus?
“Deve avere tutto. La fascia è qualcosa di straordinario, è qualcosa che deve trasmettere, di dare esempio, di mettersi in difficoltà. Questi giocatori sino ad oggi lo hanno fatto, visto che hanno queste caratteristiche per poter essere leader in un gruppo e per poter trasmettere anche quello che vogliamo essere e quello che siamo in questo momento”.
Come sta Douglas Luiz dal punto di vista fisico e morale?
“Douglas, per una richiesta mia, nell’ultima partita con il Lille è venuto con noi. E’ stata una richiesta mia sia al giocatore che allo staff medico, per accelerare un po’ il suo rientro nel gruppo. Ieri, in allenamento non si è ancora sentito al 100% e ho deciso che non lo voglio rischiare e vedremo nelle prossime partite se sarà disponibile o no. Nico Gonzalez non sarà ancora disponibile per domani e vedremo per le prossime. Servirà un po’ più di tempo per Arek e Gleison come voi sapete bene. Anche oggi con Vasilije Adzic abbiamo avuto un piccolo problema con lui e dovremo valutare come starà. Anche lui non sarà disponibile con noi domani. Tutti gli altri sono disponibili, con la possibilità di iniziare la partita o aiutare durante la gara”.
Che gara si aspetta da parte degli avversari? Qual è il derby che le è rimasto nel cuore?
“Tutti i derby che ho fatto. Sono sensazioni diverse e speciali, perché gli vive la città e gli vivi anche te prima o qualche giorno prima della partita. Le partite le vuoi sempre vincere, ma questa partita ha qualcosa in più, entrando in campo con la testa in modo giusto per fare le cose nel modo giusto, avendo l’equilibrio emotivo ed emozionale e avere allo stesso tempo una grande voglia di superare le avversità per alla fine della partita poter festeggiare o poter essere soddisfatto da quello che hai fatto in campo, ma soprattutto prima della partita. La settimana della preparazione, come la fai, in che modo ti prepari anche mentalmente, sia da giocatore che come allenatore, più o meno è la stessa cosa.
Abbiamo fatto bene la preparazione e siamo arrivati in un momento che stiamo bene. E’ chiaro che in una partita così il passato conta pochissimo perché quello che conta è quella di domani quando l’arbitro fischierà l’inizio della partita. Noi dobbiamo essere pronti a competere al massimo contro una squadra che sicuramente vorrà competere. Quando passano i minuti, cercare di fare, proporre e anche imporre il nostro gioco, evitando situazioni pericolose contro una squadra molto pericolosa nelle ripartenze. E’ su questo che ci siamo preparati, siamo pronti e domani dobbiamo andare in campo e fare una grande partita”.
Locatelli sta giocando con una fiducia e una consapevolezza molto diversa dalle scorse stagioni:
“Il merito è tutto suo. Ha avuto un momento di difficoltà, tra virgolette, che è stato il momento in cui non giocava e non era felice e contento. Gli può arrivare anche nel futuro e spero di no perché vuol dire che sta molto bene. Deve reagire con positività, se arriva, con voglia di continuare a lottare e combattere ed è per questo che è tornato in squadra, perché ha reagito nel modo giusto. Penso che possa fare anche meglio. E’ un ragazzo che ha voglia di giocare, con una competizione sana con i suoi compagni in allenamento. Cerca di dimostrare che è utile e capace di iniziare la partita ed è per questo che oggi Manu inizia la partita, perché se lo merita per il lavoro che fa lui. Noi cerchiamo di accompagnarli, di aiutarli e scegliere quelli che stanno meglio in quel momento”.
Il Torino è la squadra in Serie A che ha subito più tiri: un arma per domani possono essere i tiri da fuori area?
“Penso che per noi sia uguale per tutte le squadre. I tiri da fuori sono un arma importantissima per una squadra che vuole fare gol, soprattutto quando si trova una squadra che si chiude bene e che quando difende con tanti uomini nell’area di rigore lo fa bene. Ti rimane questa possibilità, quest’arma, di tirare bene da fuori area e noi dobbiamo sfruttarla quando è il momento giusto, avendo anche dei giocatori per poter farlo”.
A un mese di distanza dall’infortunio di Bremer, nel quale aveva chiesto di dare tutto un qualcosa di più, come vede il percorso di responsabilizzazione della squadra a livello collettivo e individuale?
“Sono molto soddisfatto anche se noi tutti possiamo continuare a dare qualcosa in più, io per primo. E’ quello che chiedo ai miei ragazzi tutti i giorni e mi metto sempre davanti. Lo stanno facendo, sia in allenamento che in partita, in tutti gli aspetti del gioco ma anche fuori dal campo, perché è importante. Quando non c’è nel quotidiano o in spogliatoio un ragazzo come Gleison, un ragazzo che parla poco ma è molto importante dentro al gruppo, noi dobbiamo fare qualcosa in più per non sentire l’assenza di un ragazzo così importante. Lo stiamo facendo e continuiamo a farlo, aspettando il suo rientro. Siamo convinti al 200% che lui farebbe la stessa cosa”.
Tra Perin, Fagioli e Vlahovic chi ha più possibilità di giocare?
“Tutti e tre possono giocare, ma anche stare in panchina.
Non si sente un allenatore di passaggio? Vuole centrare qualcosa di importante?
“Quando accetto un impegno così non voglio essere di passaggio. Voglio rimanere tanti anni, ma sinceramente non penso neanche a queste cose. Penso al quotidiano che devo fare. Provo, non sempre arrivando, di fare le cose giuste, senza nessun interesse dietro, volendo fare il meglio che posso fare come allenatore e qualcosa in più. Di tutto il resto, di quello che arriverà, sono contento perché sarò soddisfatto e tranquillo di aver fatto quello che devo fare e qualcosa in più. E’ quello che chiedo ai miei ragazzi. Quando vedo che loro hanno questo atteggiamento, sono tranquillo e contento, perché siamo nella direzione giusta”.
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