Juve-Stoccarda, Perin: "Novità sul rinnovo nei prossimi giorni"

Juve-Stoccarda, Perin: “Novità sul rinnovo nei prossimi giorni”

Alla vigilia della terza giornata di Champions contro lo Stoccarda, ha parlato in conferenza stampa il calciatore della Juve, Mattia Perin

Nella conferenza stampa di vigilia del match di Champions League contro lo Stoccarda, ha parlato il calciatore della Juventus, Mattia Perin. Di seguito le sue risposte alle domande dei giornalisti presenti in sala.

Com’è il clima in spogliatoio dopo la partita contro la Lazio? Come stai vivendo questo inizio di stagione?

“C’è tanto entusiasmo, ma c’è sempre. Stiamo sviluppando questa capacità di non farci suggestionare troppo da quello che ci accade intorno e di trovare sempre stimoli ed entusiasmo quotidiano. Questo è quello che ci aggrada di più la voglia e la bellezza di stare insieme quotidianamente. C’è grande energia e tanta passione che cerchiamo di mettere durante gli allenamenti e le partite. Sono molto felice, stiamo cercando di costruire qualcosa di nuovo. Una nuova filosofia nel quale sto cercando di apportare un po’ di esperienza e passione che riguarda me stesso ai miei compagni”.

Quali sono le prospettive per questa stagione? Ti piacerebbe restare anche l’anno prossimo alla Juve?

“Dove possiamo arrivare lo scopriremo solo vivendo, come diceva una canzone. Ci piace molto stare nel momento presente perché è lo spazio che ognuno di noi può dare il meglio di se stesso. Poi più riesci a stare in quel momento lì, più riesci a essere performante, prestativo e alzare i tuoi obiettivi e sogni. Il momento presente dice Stoccarda e la nostra testa, concentrazione e la nostra anima è sulla partita che dovremo affrontare domani.

Sappiamo che è molto difficile perché è una squadra molto preparata che ha una filosofia che condivido, come la nostra. Gli piace tanto tenere il pallone, quindi sarà difficile ma importante per il nostro percorso perché potremo mettere un altro mattoncino sia per quello che riguarda la stagione che la Champions League. Per quanto riguarda me, stiamo parlando con la società per un possibile rinnovo di contratto. C’è la voglia di continuare da ambo le parti. Nei prossimi giorni credo ci saranno novità”.

Come stai consolidando il tuo coinvolgimento nel progetto Motta? Qual è il feeling con Di Gregorio?

“Condivido pienamente quello che ha detto il mister qualche settimana fa. Non mi sento un secondo portiere, perché non mi fanno sentire così ne i miei compagni ne il mister. Mi piace dire un co titolare. Poi ovviamente il mister fa delle scelte e magari uno gioca un po’ di più e l’altro un po’ di meno. Dobbiamo essere bravi a metterlo in difficoltà e a fargli capire che chiunque scenda in campo è pronto a sostituire chi è in panchina. Sta a noi dimostrare quotidianamente con il lavoro che siamo ventitré possibili titolari.

Credo sia anche la direzione a cui deve andare il calcio in futuro. Si dice che si gioca molto, probabilmente è vero, però se si hanno delle rose di ventitré giocatori dove ognuno può prendere il posto del compagno, dove c’è competizione e voglia di migliorarsi, magari un giocatore non dovrà più fare cinquanta partite, ma dovrà farne trentacinque-quaranta e un altro farne venti. Diciamo che si può andare verso quella direzione lì; è una mia idea.

Michele, così come con Carlo (Pinsoglio ndr) che conosco da molto tempo e abbiamo un legame particolare, stiamo costruendo un legame ottimo. E’ un bravissimo ragazzo oltre che un portiere forte. E’ bello perché tutti e tre ci spingiamo a migliorarci giorno dopo giorno e c’è una sana competizione. Quando ti svegli la mattina e non vedi l’ora di arrivare al campo perché sai che c’è una competizione con un compagno, limpida e trasparente, è una delle cose per cui si gioca a calcio”.

Thiago Motta è un allenatore che lavora molto anche con i portieri nella costruzione del gioco: quanto ti senti migliorato sotto il lato tecnico? Come è cambiato il lavoro di voi portieri nella nuova gestione?

“Tecnicamente non si smette mai di migliorare. Se tu hai voglia, lo puoi fare fino a che le gambe e la schiena ti sorreggono. Questo è uno dei punti nel quale mi piace e ci piace migliorare continuamente. Ci sentiamo molto coinvolti e dipende molto anche dalla disponibilità dei compagni. Questa è una cosa che ha portato quest’anno il mister, ovvero la voglia di farsi dare la palla e dare più opzioni possibili al compagno che ha la palla. Questo è anche il modo più semplice per mettere in risalto la bravura del portiere con i piedi. Più il compagno ha disponibilità, tanto più facile diventa uscire dalle pressioni avversarie, mettendo in risalto anche il portiere”.

Le vittorie contro PSV e Lipsia hanno dato una consapevolezza diversa sulla forza di questa Juventus?

“Soprattutto quella di Lipsia ha alzato lo standard su cui possiamo arrivare. Ci ha dato una consapevolezza che probabilmente fino a quel punto non avevamo ancora raggiunto. Sappiamo che ognuno di noi dando il massimo può alzare sempre di più il livello e cercare di raggiungere degli obiettivi che, man mano che va avanti la stagione, ci prefissiamo.

Quella partita ci ha fatto capire che, quando siamo completamente interconnessi tra di noi, creiamo una sinergia davvero speciale che percepisci e tagli con il coltello. C’era un energia pazzesca. Quella sviluppa la dopamina dentro di te e vuoi che quel flusso di energia diventi un abitudine. Lavorando come stiamo facendo e interagendo più possibile tra di noi, sia dentro che fuori dal campo, e alzando il livello delle prestazioni, potremo alzare anche il nostro standard di riferimento. Dipende da noi”.

In che cosa consiste questa nuova filosofia a livello di gioco?

“Come dice il mister, non è solo attaccare ma anche difendere. Il portiere e difensori devono essere i  primi attaccanti e gli attaccanti i primi difensori. La filosofia non è soltanto il gioco ma anche uno stato mentale. Cerchiamo di costruire un atteggiamento che ci porti a semplificare quello che facciamo in campo. E’ una cosa che si sviluppa con l’attitudine che metti durante gli allenamenti, con la conoscenza del compagno e di se stessi. Sapendo quando si può andare oltre e quando si deve decelerare un pochino per tutelare il proprio fisico e per non mettere in difficoltà la squadra. Stiamo cercando di costruire una cosa nuova e il mister con il suo staff stanno cercando di semplificarci e abbreviare i tempi di costruzione di questa filosofia”.

Che stimoli da questa nuova formula della Champions alla Juve e a te?

“Quando ero un bambino di 7-8 anni sognavo di giocare la Champions League. Avessi potuto esprimere un desiderio, avrei espresso quello di poter giocare una partita in Champions League. Ovviamente crescendo le ambizioni cambiano ed è giusto che sia così perché così trovi gli stimoli giusti per migliorarti. La Champions League è la massima competizione a livello mondiale per quanto riguarda un calciatore. Se non trovi stimoli in queste partite qua non so dove lo puoi fare. Quello che percepisco è l’energia che cambia. La Serie A è spettacolare, è entusiasmante, però personalmente la Champions League mi accende qualcosa dentro e mi ricorda il Mattia bambino che voleva giocarla”.

Otto partite e un solo gol subito: come portiere ti sei mai sentito così protetto tra i pali? Qual è il segreto per prendere così pochi gol?

“Il segreto è che ci deve essere la partecipazione di tutti. I primi difensori sono gli attaccanti. E’ una questione di atteggiamento e attitudine: se ci sono undici giocatori e tutti loro lottano, combattono e si danno una mano a non prendere gol, diventa uno stato mentale. In questo inizio di campionato e stagione lo stiamo facendo molto bene. Dobbiamo continuare a coltivare questo tipo di mentalità e di atteggiamento. Io mi sento super protetto a prescindere dalla mentalità che stiamo mettendo in campo ma proprio per la qualità di tutti i miei compagni. Non solo quelli che giocano, ma anche i ventitré. Sento che stiamo costruendo una mentalità solida. Non siamo arrivati al massimo; siamo all’inizio. Ci sono ancora tantissimi margini”.

Il linguaggio forbito che stai utilizzando è anche dovuto a qualcosa che stai pensando di realizzare dopo la carriera da giocatore?

“No, fortunatamente leggo tanti libri. Non ho fatto molti studi. Ho il diploma di quinta superiore ma ho la possibilità di fare tanti ritiri e leggere tanti libri e questo probabilmente inconsciamente mi aiuta”.

La qualità della squadra qual è? Dove potete arrivare?

“Il potenziale massimo è molto alto. Non lo abbiamo ancora raggiunto ma questo è il bello dell’essere una squadra e dell’essere un giocatore, cioè sapere che ci sono dei limiti e quando ne sei consapevoli cercare di superarli. Saper accettare un limite, lavorarci e superarlo. L’aspetto mentale è fondamentale ma non solo nel calcio, ma in tutti i lavori e gli ambiti. Fa l’80% di una persona. Ci tengo molto a sottolinearlo sempre perché penso che parta tutto dalla mente. A me piace soffermarmici perché abbiamo la possibilità di essere ascoltati da tante persone che magari vivono dei momenti particolari e mi piace sottolineare che magari curando un po’ l’aspetto mentale possiamo superare dei momenti di difficoltà con più facilità”.

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