Oggi Paulo Dybala è tornato a casa dopo le fine delle vacanze, ma dopo l’addio alla Juve è ancora senza una squadra: «Una situazione impensabile sino a qualche anno fa – ha ammesso incredulo Massimo Mauro in un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Ma il calcio forse sta cambiando, i presidenti si stanno rendendo conto che certi ingaggi non hanno senso. Non è per fare i moralisti, ma semplicemente basta rapportare il tipo di lavoro alle remunerazioni. Dybala voleva 10 milioni di euro dalla Juve, quando già 8 sarebbero stati troppi».
La squadra più vicina a lui era l’Inter, che ora sembra aver fatto un passo indietro: «Sarò sincero: a mio parere l’Inter non è la soluzione ideale per Dybala. Non ne faccio un discorso tecnico, ma numerico. Anche dovesse uscire uno o più tra Dzeko, Correa o Sanchez, la coppia titolare resterebbe Lukaku-Lautaro, senza se e senza ma. Paulo, però, ha bisogno di ritrovare intensità attraverso la continuità d’impiego e dovrebbe farlo partendo dalla panchina? Difficile… Lo vedrei meglio alla Roma. in primo luogo perché José Mourinho è un allenatore che sa toccare i tasti giusti con i suoi giocatori. Vicino ad Abraham e Pellegrini, Paulo sarebbe nelle condizioni ideali per esprimersi al meglio, senza neanche il peso di dover vincere il campionato a tutti i costi come in altre piazze. La situazione ideale, limitandoci all’aspetto calcistico e lasciando perdere quello economico».
Perchè in effetti l’addio alla Juve è nato proprio per delle divergenze sul contratto: «Non lo so, ma di sicuro se lasci la Juventus non lo fai quasi mai per scelta tua. E mi viene da dire, senza paura di essere smentito, che mancherà più la Juve a Dybala che Dybala alla Juve». Un’altra squadra dove Dybala potrebbe trovarsi a suo agio è il Napoli, ma ieri Giuntoli ha smentito l’interesse: «Sarebbe un peccato, ma io alle parole durante il calciomercato credo sempre poco. Ecco, il secondo club dopo la Roma in cui vedrei bene Paulo è proprio il Napoli. Il ruolo dietro a Osimhen, libero di giostrare e inventare gli calzerebbe a pennello. E la città gli darebbe quella spinta necessaria per ricominciare alla grande».