di Flavio Zane
L’ultimo match in Serie A della Juventus contro il Napoli, la prima sconfitta in campionato dei bianconeri, sintetizza piuttosto bene pregi e difetti della squadra in questa stagione, gli stessi resi evidentissimi dell’ultimo periodo. Infatti, a un primo tempo frizzante, nel quale la Juve ha ribattuto colpo su colpo alla capolista in casa propria, passando anche in vantaggio, si contrappone una ripresa scialba, con le solite pecche, quasi ormai irriflesse, figlie di un arretramento del baricentro al primo vantaggio.
Non a caso, in Serie A solo il Venezia ha subito più rimonte da situazioni di vantaggio, frutto appunto di un mix che includerebbe questa dolente caratteristica, così come una scarsa capacità di finalizzare e, ancor prima, di produrre pulite occasioni da gol. Tutte peculiarità che porterebbero alla sensazione di avere di fronte una squadra ancora incompiuta, alla ricerca costante di continuità e, ancor più, di un’identità.
Thuram certezza, Mckennie il coltellino svizzero
Se la continuità è un fattore che, sino ad oggi, ha latitato in una Juventus quinta in Serie A, diciassettesima in Champions League ed eliminata in rimonta in semifinale di Supercoppa italiana dal Milan, un giocatore che si discosterebbe da tutti questi discorsi è Khephen Thuram. Sotto questo aspetto, ancor più probabilmente di Pierre Kalulu o Francisco Conceicao (reduce da un infortunio che lo ha messo in standby nelle ultime partite), il centrocampista francese appare l’acquisto più riuscito della campagna acquisti estiva e un pilastro della squadra. Appunto Pierre Kalulu, seppur fisiologicamente calato dopo il grande impatto in squadra, merita anch’egli una menzione d’onore: non a caso, il centrale francese risulta il calciatore più impiegato in stagione da Thiago Motta.
Seppur rappresenti benissimo le montagne russe bianconere, quando la squadra ha toccato le vette più alte spesso del merito va attribuito a Kenan Yildiz. Il giocatore che, anche a livello di presenza, pecca di costanza, è però una delizia nei suoi diversi momenti di ispirazione. Da lui passano un elevata quantità di speranze di centrare gli obiettivi, ormai minimi, della stagione. Infine, un plauso va anche a Weston Mckennie che, come nella gestione Allegri, se non di più, sta forse sfiorando il record di ruoli toccati in una singola annata. Jolly, coltellino svizzero o tappabuchi, a seconda delle proprie flessioni filosofiche, l’americano pare la soluzione a ogni male, ma che forse ben sottolinea la sensazione di una squadra che troppo spesso si presenta in campo con troppi giocatori snaturati dal proprio ruolo.
Ora o mai più: Koopmeiners e Thiago Motta nel limbo bianconero
Se le soddisfazioni, a livello di singoli non mancano, le perplessità su altri giocatori sarebbero altrettante. In particolare, se Khephren Thuram si è preso la Juventus, Teun Koopmeiners ancora non lo ha fatto. Dopo due anni di corteggiamento, l’uscita burrascosa con l’Atalanta che lo ha reso grande, e un offerta da parte della Juve, tra le più importanti per un giocatore nella sua storia, hanno reso enormi le aspettative su di lui. Speranze che, seppur non disilluse, sarebbero quantomeno ridotte dopo sei mesi dal suo arrivo.
L’olandese, a cui non mancano certamente delle attenuanti, è parso avulso nell’ultima contro il Napoli e, più in generale, ha sin qui faticato a trovare la sua dimensione in campo. Seppure le “colpe” vanno condivise, è certo che un impatto così marginale ha sin qui fatto scemare la percezione del suo valore. Da qui sino al termine della stagione, Koopmeiners è chiamato invertire la sua rotta, dando credito a chi lo difende a spada tratta, come il suo allenatore, a sua volta, chiamato alla scossa.
Infatti, sarebbe proprio di oggi la notizia lanciata dall’Equipe di un incontro di emissari della Juve con Xavi, ex allenatore della Juventus. Il colloquio, avvenuto con certezza prima dell’amara sconfitta contro il Napoli, se confermato lancerebbe per la prima volta i primi segnali di insofferenza di gestione della squadra. Sebbene, anche dichiaratamente, si prospettava una stagione interlocutoria, di transizione e costruzione, alcune delle caratteristiche sopracitate della squadra, di una frequente poca brillantezza di gioco e di una abulicità offensiva, non suonerebbe come campanello d’allarme dunque solo agli osservatori più critici. Con l’emergenza infortuni finalmente alle spalle, è il momento dell’ora o mai più anche per Thiago Motta. Questo per tenersi stretto il suo progetto anche dopo questa annata.
Douglas Luiz e Vlahovic flop: storia ai titoli di coda
In una rappresentazione dove Thuram è l’alba di una Juventus nascente e Koopmeiners è lo sfocato orizzonte di un caldo meriggio agostano, lo stesso nel quale è stato acquistato dall’Atalanta, Douglas Luiz che, come i primi due è giunto nell’ultimo calciomercato estivo, sarebbe ben simboleggiato quantomeno dal tramonto. Non l’unico nella rosa bianconera, ma probabilmente accompagnato da Dusan Vlahovic, seppur con un percorso totalmente diverso. Il primo, arrivato dall’Aston Villa, primo acquisto in pompa magna della faraonica campagna estiva acquisti bianconera, non ha realmente mai convinto, bruciando con estrema rapidità le chance a sua disposizione.
L’altro, l’attaccante serbo, è l’eredità di Cristiano Giuntoli di un altra “folle” sessione trasferimenti del Gennaio 2022. Questa, oltre a rendere più ricca la Fiorentina di 83,5 milioni di euro, ha elevato il calciatore come Paperone della Serie A. Quest’ultimo, dopo una breve illusoria parvenza di bomber per la Juve, in scia con la prima straordinaria parte di stagione in viola, è incappato in lunghi periodi di appannamento, intervallati da altri di prolificità, mai bastati però a toglierlo totalmente dalla cappa di incompiutezza che lo ha avvolto durante tutta la sua esperienza in bianconero. Questo in aggiunta, per l’appunto, di un contratto verosimilmente insostenibile sotto ogni aspetto possibile.
Sia Douglas Luiz che Vlahovic, salvo clamorose novità, non lasceranno la Juve in questi giorni. Per entrambi, il destino appare, se non segnato, quantomeno indirizzato. L’impiego di Randal Kolo Muani contro il Napoli, subito titolare a circa ventiquattro ore dalla sua ufficializzazione, ancor più del suo gol, è un segnale. Preferire lui, prestito secco, all’attaccante serbo, ne è un altro. La preferenza di un attacco leggero, senza attaccanti “puri”, nelle partite precedenti, si aggiunge ai primi due.
Tutto ciò, rafforzato da un contratto in scadenza che pende come una spada di Damocle che, ogni giorno, si abbassa impercettibilmente. Per ambedue, le occasioni da qui a fine stagione, saranno sempre meno, almeno dal primo minuto, seppur, visti i tanti impegni della squadra, ci saranno. La loro missione non sarà impossible, ma sicuramente non avrà per loro il vento a favore. Leggi anche le riflessioni su un possibile cambio in panchina della Juventus <<<