Intervenuto a Radio Fuori Campo, Massimo Giletti ha parlato della sua squadra del cuore, ovvero la Juventus. Il giornalista ha spiegato cosa servirebbe secondo lui per arrivare a vincere lo scudetto: “Se la Juve, a gennaio, farà due acquisti mirati a centrocampo, un reparto oggi ridotto al limite, posso anche pensare che realizzi un sogno. I pronostici e le analisi logiche, nel calcio, possono sempre essere ribaltati. Se guardiamo a Napoli, Milan ed Inter, hanno dei giocatori decisamente più forti di quelli della Juve, con rose molto più ampie ed anche un maggior budget da investire sul mercato. Il calcio, però, non è una scienza esatta. La sua bellezza è che anche l’ultima può fermare la prima. Di recente, ho visto la fatica fatta dal PSG contro il Brest in Francia: non ha avuto vita facile, nonostante una rosa imbottita di fenomeni. Il calcio è una sfida undici contro undici, nella quale passione, cattiveria sportiva e voglia di lottare fanno la differenza”.
Giletti ha poi parlato approfonditamente del calcio proposto dal tecnico della Juventus. Per il giornalista, Massimiliano Allegri tenderebbe a proporre sempre il suo gioco, indolente ai cambiamenti del mondo del calcio. Ecco le sue parole: “Io non sono uno che si esalta o abbandona gli uomini nelle difficoltà… Allegri ha passato un anno particolare e forse, tornando, non pensava di trovare una situazione così complessa. Il mister ha guidato la Juve a numerosi successi… Il calcio, al giorno d’oggi, è cambiato: ci sono allenatori molto più spregiudicati, che fanno un gioco diverso, innovativo. Allegri no: fa sempre il suo gioco, ma è un uomo che il calcio lo conosce bene e che sa gestire i giocatori forti perché, quando allenava la Juventus vincente, quella squadra era piena di calciatori complicati da gestire. Con i giovani, c’è da fare un percorso diverso. Io credo che le rivoluzioni, e questa che stiamo vedendo è una rivoluzione – hanno cambiato tutti i vertici – si facciano totalmente, quindi, in teoria, andava cambiato anche il tecnico; tuttavia, l’idea di tenerlo è stata un’operazione giusta: al di là del fatto che Allegri avesse ancora due anni di contratto, è un uomo che vive dentro quella società, che conosce quel mondo, sa come muoversi… In definitiva, è sembrato giusto dargli ancora un anno di tempo. Ha bisogno, però, di qualcosa di meglio, sul piano qualitativo, rispetto alla rosa a sua disposizione”.
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