Come approfondisce il CorriereDellaSera, ci si aspetta una battaglia legale tra la Juve e Paulo Dybala. Era tutto fatto per il rinnovo de La Joya con la Juventus e la firma era soltanto una formalità. Lo ha rivelato l’avv. Luca Ferrari, il legale che cura gli interessi dell’argentino, ascoltato dai pm lo scorso 28 febbraio nell’inchiesta relativa ai conti della società bianconera. Una mancata firma dal valore di 49,5 milioni di euro, come spiega Ferrari, “pari alla differenza tra la retribuzione fissa prevista in base al rinnovo (euro 69.652.000 lordi complessivi) e quella prevista nel contratto di prestazione sportiva (triennale, ndr) appena concluso con la Roma (euro 20.155.000 lordi complessivi)”.
Motivo che spinge l’avvocato del calciatore ad agire per vie legali nei confronti della Juventus in caso di mancato pagamento del risarcimento da 3 milioni di euro entro il prossimo aprile. Risarcimento che si lega al mancato pagamento degli stipendi: “richieste per iscritto significa atto di citazione” rivela ai pm Marco Gianoglio e Mario Bendoni.
“Non è stato Paulo in prima a battuta a richiedere il risarcimento, quanto il suo entourage” – spiega il legale, sottolineando come il calciatore non volesse arrivare a litigare con il club. “Ma io ero d’accordo, anche la mamma era molto arrabbiata. Da mesi non parlo con Paulo, parlo quasi sempre con Jorge (Antun suo procuratore, ndr). Credo che tenterò le due strade, agire sia sulla base del mancato rinnovo che sulla base delle scritture di protezione sottoscritte con la seconda manovra stipendi“.
L’accordo tra club e calciatore prevedeva un rinnovo quinquennale da 9,2 milioni di euro netti a stagione. Inoltre erano previsti dei premi fino ad un valore di quasi 5 milioni in base al rendimento sportivo. I tempi si allungarono perché Jorge Antun, attuale agente del calciatore, non era ancora iscritto all’albo dei procuratori. Poi a gennaio fu la Juve a tagliarlo fuori: “c’è il cambio di rotta da parte della Juve che decide di puntare su Vlahovic. E le due operazioni, secondo me, erano alternative e incompatibili” – conclude Ferrari.