Dopo la sua intervista a Tv7, Dino Baggio è tornato a parlare del doping sulle pagine de La Gazzetta dello Sport: “Colpa mia. Chiedo scusa a tutti. Io volevo dire “antidoping”, e non “doping”. Infatti ho aggiunto che robe strane non ne abbiamo mai prese, perché non si poteva: c’erano i controlli. Mica si scherzava. È un errore che nasce dalla consuetudine. Noi calciatori, quando andavamo a fare il test nella stanza a fianco dello spogliatoio, dicevamo: “Anche stavolta mi tocca il doping…”. E così questo modo di dire me lo sono portato dietro…”.
“Il mio ragionamento è figlio del dolore che mi porto dentro per la scomparsa di Vialli – ha continuato, che ho sempre considerato un amico e che tanto mi ha aiutato, di Mihajlovic e di altri ragazzi che, come me, hanno giocato a pallone negli anni Novanta. Sono tanti, troppi, quelli che se ne sono andati. Credo sia necessario investigare sulle sostanze farmacologiche prese in quei periodi. Magari non c’entrano nulla, magari si scopre qualcosa… Erano sostanze lecite, integratori per la maggior parte, quelli che si vendono anche oggi in farmacia. Una persona normale ne prende uno o due alla settimana, mentre noi ne assumevano una notevole quantità tutti i giorni. C’è un po’ di differenza”.
Oltre agli integratori Dino Baggio ha parlato anche dell’erba dei campi: “Eh sì, avete presente l’odore che si sentiva quando si entrava in campo negli anni Novanta? Era un odore acre, a volte persino fastidioso. A quell’epoca, per tenere i terreni in ordine, si usavano prodotti che contenevano sostanze oggi non più consentite. Adesso, invece, per fortuna è tutto diverso. Ma quelle sostanze che io le ho respirate, si sono incollate al mio corpo. Mi faranno male? Avrò il diritto di sapere o no? Sono preoccupato, lo ammetto. Tanti morti, persone ancora giovani, non sono normali. Un’indagine seria andrebbe condotta“.