Sulle pagine de La Repubblica, Paolo Condò ha parlato del momento di Dusan Vlahovic e la sua applicazione negli schemi della Juventus di Thiago Motta, confrontando al riferimento che quest’ultimo ha avuto nel Bologna, ovvero Joshua Zirkzee. Ecco le sue parole: “Thiago Motta aveva costruito il suo Bologna su una pietra angolare: Joshua Zirkzee, che con la continua spola dentro-fuori l’area, dirigeva il gioco offensivo della squadra disegnando i triangoli che catapultavano in porta i compagni. Sabato Zirkzee, oggi al Manchester United, l’ha fatto due volte, con Garnacho e Bruno Fernandes: passaggi smarcanti che quelli hanno sprecato, permettendo al Palace di tenere lo 0-0. Ma impareranno a leggere le visioni del nuovo compagno, e se così sarà lo United decollerà perché Zirkzee è un pezzo raro.
È difficile capire perché Motta non l’abbia richiesto espressamente a Giuntoli — la proprietà quest’anno ha speso — per accelerare la “bolognesizzazione” del gioco bianconero che invece segna il passo, e induce al riflesso pavloviano di chiedersi quanto duri saremmo tutti con la Juve se in panchina ci fosse ancora Allegri. La risposta al perché di cui sopra si chiama Dusan Vlahovic, che è il tipo di centravanti opposto a Zirkzee: un terminale puro.
Condò: “Discutibile togliere Vlahovic al 45′ minuto…”
Il giornalista ha proseguito: “Vlahovic stenta a dialogare, francamente non ha nemmeno i piedi per farlo: ma se viene servito in modo adeguato, Vlahovic segna. E quindi l’assemblaggio della sua Juve, di per sé impegnativo per la quantità di pezzi nuovi, porterà comunque Motta da un’altra parte rispetto a Bologna. Normale che ci voglia del tempo, discutibile togliere il serbo dopo 45’, un po’ puerile sostenere che li aveva giocati bene. Perché lo cambi, allora?”.