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Plusvalenze, indagini, procura, falso a bilancio: il caos attorno alla dirigenza della Juventus è grande. Oggi La Gazzetta dello Sport ha provato a fare chiarezza: “Gli inquirenti stanno procedendo in varie direzioni: audizioni di dirigenti informati sui fatti, studio dei materiali sequestrati nelle perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza venerdì sera, presto saranno sentiti alcuni degli indagati, ma non tutti (prima della chiusura delle indagini preliminari non c’è un obbligo). La sensazione è che si stia procedendo velocemente, i magistrati sono convinti che le “attività di ascolto” abbiano dati riscontri già molto importanti. Rispetto ad altre inchieste simili c’è un’aggravante: la Juve è in Borsa. Non a caso, una delle due ipotesi di reato è la «falsa comunicazione di una società quotata». Si è arrivati a ipotizzare una conclusione delle indagini entro poche settimane, quindi escludendo una proroga.
Le inchieste partite dall’ipotesi di plusvalenze fittizie si sono arenate per la maggior parte su uno scoglio: l’impossibilità di definire il valore oggettivo di un calciatore – ha rivelato la Rosea. Anche su Milan e Inter, a due riprese, 2008 e 2018, si era indagato, ma era tutto finito in un nulla di fatto. In questo caso però i pm hanno altri strumenti investigativi rispetto alla giustizia sportiva. Se si andasse oltre le “anomalie” e ci fossero per esempio conversazioni compromettenti, il contesto cambierebbe“.
Cosa rischiano i bianconeri? “C’è tutto nell’articolo 31 del Codice di giustizia sportiva. Il comma 1 indica una sanzione soft (ammenda con diffida) per un’«elusione della normativa federale». Il comma 2 chiama in causa pene sportive decisamente più dure: punti di penalizzazione, retrocessione, esclusione dal campionato». Un’ipotesi estrema, però: accertati gli illeciti, si dovrebbe dimostrare in maniera inequivocabile che siano stati decisivi per il raggiungimento dei requisiti per le licenze nazionali e quelle Uefa”.