Ai microfoni di Radio Serie A, l’ex numero uno della Juventus Gigi Buffon -che aveva già commentato il caso Pogba e la vicenda Bonucci- è tornato a parlare del suo ritiro dai campi da gioco: “Quando ho deciso? Il momento esatto è stato a Cagliari nelle finali playoff, stavo aspettando con trepidazione queste partite di spareggio per andare in Serie A. Sono arrivato in una condizione psico-fisica eccezionale. Il fatto che sul finire del primo tempo abbia avuto questo fastidio muscolare al polpaccio mi ha portato, senza indugi, mentre uscivo dal campo, a decidere che quella sarebbe stata la mia ultima partita”.
E poi: “Momenti in cui avevo deciso di smettere? L’anno in cui sono andato a Parigi avevo deciso ed ero abbastanza convinto, ma non lo ero pienamente, secondo me avevo uno-due anni da dare a grandi livelli, mi sentivo bene e in forze, mi sentivo fisicamente al top. Per il rispetto delle società in cui ho lavorato ho capito che era giusto fare un passo indietro. Poi a fine aprile arrivò questa chiamata del PSG, sarei stato stupido a rinunciare, volevo crescere ulteriormente con l’esperienza all’estero e avrei giocato in una squadra stratosferica e a un livello stratosferico. Momenti complicati? No, ho sempre avuto in mente quella che sarebbe dovuta essere la mia parabola”.
Sul nuovo ruolo di capo delegazione della nazionale: “Il ruolo mi incuriosiva molto, mi piaceva tanto. Poteva essere il vestito adatto per me, poi il fatto di ritornare in un ambiente che conoscevo bene, qualificante e qualificato, con il desiderio di rivalsa per un altro Mondiale nel quale siamo stati assenti, questa è la cosa che mi ha incentivato. Inizierò anche il corso da direttore sportivo, è una continua evoluzione, tutto questo non mi provoca paura, ma tanta curiosità. Dove mi vedo tra dieci anni? Mi vedo dove vorrò andare, ho preso questo anno per capire cosa mi fa felice, la mia metà sarà quella. Ct della nazionale? L’idea di fare il ct di una selezione che abbia una storia particolare magari sì, è qualcosa di diverso. Per sentirsi parte integrante di un gruppo e per dare anche un senso a delle scelte che uno fa devi conoscere la storia della squadra, del posto, degli uomini: fa da collante, ti fa sentire come un protagonista di un film”.