Intervistato da Tuttosport, l’ex Juve Bernardeschi ha parlato delle sue prime impressioni sul Toronto: “La città è spaziale. Sembra New York, ma più vivibile. L’accoglienza è stata pazzesca: una passione travolgente. E poi trentacinquemila persone allo stadio che tifano come matte, i fumogeni, i bandieroni: mammamia che roba! Il gol all’esordio è stato una sensazione fantastica. Meravigliosa. Un modo fiabesco per iniziare questa avventura”.
Sui bianconeri ha poi aggiunto: “Massima gratitudine per il club, per la società, per i tifosi, per la squadra… per la famiglia Juve, ecco per quella che è e rimane una famiglia alla quale sarò sempre legato. Come calciatore ho vinto tanto, come uomo sono cresciuto e ho costruito amicizie importanti. Rimpianti? Nel momento del saluto sì, tanti. Ma poi ho realizzato con lucidità che quel ciclo era finito. Me ne sono reso conto in vacanza, quando non avevo ancora una squadra e riflettevo sul da farsi”.
E’ stata colpa degli allenatori? “No, per nulla! Colpa delle circostanze: c’erano delle esigenze, io ho sempre dato la mia disponibilità, perché sono fatto così e mi piace mettermi al servizio della squadra – ha continuato Bernardeschi. Però tutti quei cambiamenti e quei momenti critici, anche per il club, in un momento in cui un calciatore sta maturando possono condizionare. Pirlo, per esempio, aveva un’idea di calcio differente e mi vedeva quasi come un terzino sinistro, ma io non potevo svolgere quel ruolo. Ci ho provato, sempre per lo spirito di servizio e perché Pirlo è una persona magnifica e con lui avevo un buon rapporto, che peraltro conservo tuttora. Ma non ha funzionato. Nel dicembre scorso dicembre sono stato eletto MVP del mese. Poi qualche problema fisico e una stagione nella quale la squadra ha faticato. Mi dispiace, poteva finire meglio. Ma alla fine lascio la Juventus con tre scudetti, due coppe Italia, due Supercoppe”.