Allegri è uno di quegli allenatori che divide il pubblico a metà: c’è chi lo ama, c’è chi lo odia. La sua Juve vince, ma gioca un calcio difensivista e poco votato all’attacco, che preferisce la concretezza alla spettacolarità. Giocare “male” è una scelta, la strategia di Allegri è studiata nei minimi dettagli e a dimostrarlo ci sono i numeri.
La Juve nelle prime 15 partite di Serie A ha segnato 24 gol. Per intenderci sono ben 13 reti in meno del Napoli, che domina in questa classifica, e solo 5 in più del Bologna. Per quanto l’attacco bianconero sia ricco di giocatori di livello, quindi, non riesce a trovare con facilità la via del gol. E questo non è un caso, visto che la Juve è soltanto l’ottava squadra in Italia per tiri provati, 197, e la nona per possesso palla, 27′ 39”.
Ma la colpa è solo di Allegri? La scelta dell’allenatore di puntare su questo sistema di gioco è chiara, ma in questa stagione anche gli attaccanti ci hanno messo del loro. Vlahovic è stato tormentato dai problemi fisici mentre Di Maria e Chiesa sono stati quasi sempre ai box per infortunio. Il miglior marcato bianconero resta Dusan con 6 gol, seguito da Milik e Kean con 4. Se la Juve vorrà davvero puntare allo scudetto, da gennaio in poi servirà una svolta.
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