Gianni Infantino, presidente della FIFA, ha rilasciato delle dichiarazioni sulla rivista “Formiche”, parlando del calcio moderno. Ecco le sue parole: “Chi si cimenta a scalare i ripidi gradini del professionismo si accorge di come il calcio diventi via via un contesto sempre meno democratico, dove di norma chi ha più soldi vince di più. Chi ha più soldi vince, dunque. È l’ineluttabile legge del mercato, applicabile a qualsiasi industria, pensano in molti. Ma il calcio prima di essere un’industria è un’esperienza culturale collettiva e il compito prioritario della Fifa è rafforzare la qualità del prodotto senza snaturarne i principi di democraticità, bilanciando il più possibile la crescita economica del comparto industriale con la tutela della competizione atletica, garantendo una crescita inclusiva e sostenibile a beneficio di chi lavora nel calcio e di tutti coloro che lo vivono come passione”.
Sugli obiettivi: “Insomma, il sistema di solidarietà va rivisto in chiave di maggiore efficacia. Con questo obiettivo la Fifa sta studiando nuovi criteri in grado di redistribuire in maniera equa ed efficace una componente maggiore del valore generato dai calciatori lungo il loro ciclo di vita professionale. Più risorse da destinare alle realtà calcistiche alla base del- la piramide, accademie specializzate nella formazione del talento, in grado di creare valore per l’intero comparto. A tal riguardo anche l’introduzione di un metodo di calcolo del fair value dei calciatori, indipendente dal loro prezzo di mercato, potrà essere di grande beneficio per l’intero sistema. Allo stesso tempo è necessaria una riflessione sugli interventi in grado di fornire maggiore stabilità al sistema calcio nel lungo periodo. Strumenti che comportino soprattutto una maggiore trasparenza, capace di attrarre nuovi investimenti nell’industria calcistica e favorire un più equilibrato accesso al credito da parte dei club”.
Sul talento: “In passato ho avuto modo di affermare che abbiamo bisogno di 50 club in grado di vincere, non solo 5 o 6, e tutti europei, come avvenuto finora. Poi magari 20 di questi 50 saranno europei, che mi sembra comunque meglio della situazione attuale. E non c’è dubbio sul fatto che per aumentare la competitività e lo spettacolo del calcio occorra investire innanzitutto sul capitale umano, spendendo di più e meglio nella ricerca e nello sviluppo del talento sportivo”.
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