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Il calciatore del Milan Zaltan Ibrahimovic, è tornato in questi giorni a parlare del suo passato alla Juventus e degli scudetti vinti, e poi revocati, con la squadra bianconera. Anche oggi il giocatore svedese è tornato sulla questione, parlando ai microfoni de La Stampa: “Continuerò a sentire miei i due scudetti che ci hanno tolto. Come è stato possibile darne uno dei due a qualcun altro? E come hanno fatto gli altri ad accettarlo. Se squalifichi quello che ha vinto e dai a me la sua medaglia, io non la voglio. Anzi, mi offendi se me la dai. Se io vado in giro con quella medaglia al collo e dico “Ho vinto!”, è indegno”.
“Spesso mi chiedono: “Ma alla Juve non ti sei accorto che gli arbitri erano diventati improvvisamente più buoni?”. Rispondo: “Non, in campo mi accorgevo che eravamo i più forti. Vincevamo per questo”. Quando entro allo Stadium a Torino e vedo il numero 38 accanto allo scudetto tricolore, io non penso a un errore, penso che quello sia il numero esatto e che quella sia la vera giustizia. Noi abbiamo vinto quei due scudetti perché noi eravamo la migliore squadra d’Italia e poi ce li hanno tolti”.
Parole forti sulla questione, che arrivano dopo quelle di ieri, quando intervistato dai microfoni de Il Corriere della Sera, aveva parlato di Luciano Moggi e di quegli scudetti vinti dalla Juventus e poi revocati, con uno di questi assegnato a tavolino all’Inter: “Moggi con me è stato il top. Quegli scudetti li abbiamo vinti, e nessuno ce li può togliere. Nessuno può cancellare il sudore, la fatica, la sofferenza, gli infortuni, i gol. Per questo, quando dicono che in carriera ho vinto undici scudetti, li correggo: sono tredici. Moggi era uno che incuteva soggezione, anche se non a me. Come Berlusconi.”