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Il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha parlato intervistato dai microfoni del quotidiano La Repubblica, ai quali ha parlato della partita dell’Italia contro la Macedonia in programma domani, e della Juventus, relativamente al progetto Superlega portato avanti da Andrea Agnelli e alle possibili conseguenze per il club bianconero: “Non pensiamo più all’Europeo vinto. Quello è storia. Guardiamo avanti. Quando un sogno lo realizzi, lo hai perso. Conquisti la tua realtà. Abbiamo avuto fortuna? Sì, anche. La stiamo pagando ora? Sì, la stiamo pagando. Abbiamo finito di pagare? Non lo so, vedremo tra poco. Di sicuro venderemo cara la pelle: siamo abituati a sudarci tutto, storicamente o facciamo grandi exploit o grandi flop. E questo ha radici più profonde”.
“Solo i folli possono legare la politica al risultato sportivo. Io voglio vincere, sono pronto ad andare ovunque a piedi per vincere queste due partite. Tavecchio aveva il Coni contro, una maggioranza risicata in un quadro completamente diverso da questo. Io ho una maggioranza solida e ampio consenso, non ci sono presupposti per dimettermi. E se mi facessi da parte per andare al voto, probabilmente verrei rieletto. Mancini ha perso una partita delle ultime 40, prima dell’Europeo ha firmato il rinnovo senza sapere che l’avremmo vinto. La Serie A non è contro di me, lo sono solo due o tre soggetti. Ci sono resistenze da parte di vecchi protagonisti del calcio che non hanno fatto il bene del movimento e oggi non possono essere un riferimento governativo”.
“Quel contratto è un’ipotesi progettuale. Se la Superlega diventasse realtà, la Juventus sarebbe fuori dalla Serie A. La Superlega è la risposta sbagliata a un’esigenza reale. Anche l’Italia deve ragionare su come migliorare la qualità del campionato e renderlo più appetibile per i mercati in espansione come quello arabo, dove al momento raccoglie poco”