Gravina: "Vogliamo aumentare il numero minimo di italiani"

Gravina: “Vogliamo aumentare il numero minimo di italiani”

Gravina
Durante gli Stati Generali del calcio italiano, tenutisi al Festival dello Sport a Trento, il presidente della FIGC ha parlato del momento

Dopo la vittoria di ieri della Nazionale contro l’Inghilterra, oggi a Trento, durante il Festival dello Sport, si sono tenuti gli ‘Stati Generali’ del calcio italiano. In questa occasione, il presidente della FIGC Gravina ha parlato dei problemi del movimento: Il cambiamento è un’esigenza oggettiva. I numeri fanno riferimento agli ultimi 12 anni, quelli più recenti sarebbero ancora più crudeli nei nostri confronti. L’indebitamento ci preoccupa, ma anche il fatto che il cambiamento sia percepito come minaccia e non come opportunità. Il nostro calcio perde appeal continuamente, i dirigenti cercano di mettere in campo progettualità che puntualmente si scontrano con risultati negativi. Ci sono dei principi inderogabili: decisione e responsabilità su tutti. Il corpo umano per sopravvivere deve cambiare, idem il calcio, che ogni 15 anni si evolve. Il calcio non può rimanere immobile: dobbiamo importare il processo naturale di cambiamento va imitato e importato nel mondo del calcio.

Le possibili soluzioni: “Ci sono due asset fondamentali. Il primo sono i vivai, il secondo le infrastrutture. Per il primo punto, avremo un dipartimento tecnico del settore giovanile scolastico, che sarà guidato da due tecnici federali molto esperti, che ci consentiranno di organizzare i cinquanta centri federali che per ora lavorano solo due ore al lunedì ma diventeranno di fatto un’unica accademia. Vorremmo aumentare il numero minimo di italiani per ogni rosa. Per il miglioramento delle infrastrutture sono necessari i grandi eventi: siamo candidati a Euro 2032, la caduta del governo Draghi ha rallentato il processo di candidatura ma siamo ottimisti.

I costi: “Trasleremo il rapporto tra ricavi e costo del lavoro introdotto dall’Uefa, con percentuali differenti. Saremo più severi nel controllare la solvibilità, la sostenibilità, che non è un elemento di progettualità ma di sopravvivenza, e va declinato in modo corretto. La nostra sostenibilità è quella sociale. Adesso si ha un atteggiamento molecolare, ognuno guarda al suo orticello. Cercheremo di abolire al riguardo il diritto di veto“.

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