Wilfried Gnonto, attaccante dello Zurigo e della Nazionale italiana, ha rilasciato delle dichiarazioni a SportWeek, toccando diversi temi. Ecco le sue parole: “Penso a lavorare e non so quel che succederà in futuro. Il mio sogno è giocare nel Barcellona. Messi è il mio idolo, anche adesso che è al Psg. Ha fatto tantissimi sacrifici fin da quando ha iniziato, la sua famiglia lo ha sempre sostenuto anche se non era nelle migliori condizioni economiche. Non dimentica le sue origini, non è cambiato nel tempo: nella sua storia rivedo me stesso. E poi, in campo fa cose come nessun altro”.
Sull’Inter–Juventus del 2018, partita che di fatto decise lo Scudetto di quella stagione: “Quando sono arrivato a Milano non ero tanto tifoso, per me c’erano il Barcellona e Messi. Poi mi sono affezionato, e qualche volta ho pianto. Quando? Inter-Juve, aprile 2018, la partita della mancata espulsione di Pjanic per fallo su Rafinha. Per loro segnò Higuain quasi all’ultimo minuto e con quella vittoria misero le mani sullo Scudetto. Io ero a San Siro col mio amico Elio, e scoppiammo in lacrime. Quella sera diventai veramente interista”.
Sull’esame di maturità: “Italiano è andato bene, ero tranquillo. Ho scelto la traccia su Oliver Sacks perché era un testo sulla musica e io sulla materia sono ferrato: nella mia playlist c’è di tutto, da Laura Pausini a Drake e Sfera Ebbasta. Matematica la temevo un po’ di più. Si pensa al calciatore come uno sbruffone che sbaglia i congiuntivi , io mi impegno a comunica in maniera corretta nella forma e nella sostanza. Il calcio è seguito da tutti, dai bambini agli anziani. E non finisce in campo, c’è tutto il contorno fuori. Perciò, spiegare bene quello che succede intorno al nostro mondo e riguarda te, che di calcio vivi, è il punto di partenza”.