di Mattia Cinelli
Cristiano Giuntoli, dirigente della Juve, ha detto la sua in un’intervista al Corriere della Sera. Ecco le sue parole: “La Juve è una società che deve vincere. Non è la sola cosa, ma quella più importante. Noi dobbiamo mantenere l’equilibrio finanziario e una competitività elevata per riportare il club dove merita. C’è il risultato, ma anche il modo con il quale ci si arriva. Bisogna partire dalle prestazioni, sta qui la differenza. Pressione? Qui ce n’è di più. Ma più che di pressione parlerei di senso di responsabilità. Questo è quello che ho avvertito appena arrivato. La consapevolezza di essere in un club che ha fatto la storia, e di avere sulle spalle il peso di una mission importante. Non amo far trasparire le mie emozioni, anche la pressione è qualcosa che sento dentro, fuori prevale la lucidità, la serenità del manager che deve sempre prendere decisioni di testa e mai di pancia. questo il pregio che mi riconosco: la serenità in qualsiasi situazione. Museum? Mi emoziona, sempre. Penso al mio babbo, mi rendo conto di dove sono e mi passano per la mente le immagini della Juve che sognavo da bambino”.
Su Chiesa, Allegri e Calafiori
“Se fosse saltato Motta? C’era un allenatore straniero, che opera in Europa, ma non dico il nome. Calafiori? È un rimpianto per tutto il calcio italiano, non della Juventus. Calafiori? Bisogna interrogarsi sul fatto di non aver avuto la forza di tenere in Italia un giocatore della sua portata. Le grandi squadre hanno preso tutte un difensore, non lui. Chiesa? Con la chiarezza e la semplicità, con il giocatore e il suo entourage siamo stati sempre molto onesti, tutti insieme abbiamo cercato la soluzione più giusta per il giocatore, che è molto forte e gli auguriamo tutto il bene possibile. Allegri? No, di lui non parlo”.