Emanuele Giaccherini ha rilasciato una lunga intervista a TuttoSport. Eccone alcuni estratti.
Il primo, emozionato, approccio con Alessandro Del Piero: “La prima domanda, in realtà, gliela feci io: “Ma è tutto vero?”, mi scappò il primo giorno di ritiro, mentre mi guardavo intorno incredulo. “Se sei qui, è perché te lo sei meritato”, mi rispose mettendomi subito a mio agio. Ma tutta la squadra mi accolse benissimo, quello era davvero un grande gruppo“.
L’importanza di Antonio Conte: “La sua impronta ha pesato tantissimo, perché senza le coppe europee in settimana potevamo lavorare come dei matti. Ci distruggeva ogni giorno, in allenamento, tanta era l’intensità che pretendeva. Ma quel campionato l’abbiamo vinto proprio con il ritmo e con il lavoro, con la dedizione e con lo spirito di sacrificio che il mister ci ha trasferito. E non solo. Conte aveva la capacità di coinvolgere tutti, paradossalmente faceva sentire protagonista più degli altri chi giocava di meno. E così, anche chi era chiamato a subentrare, lo faceva nelle migliori condizioni possibili, atletiche e mentali. La fiducia che dava a ogni singolo elemento della rosa è stato uno dei segreti di quel trionfo“.
Una stagione dai tanti pareggi: “Incappammo in qualche pareggio, ma il fatto di non perdere mai lasciò inalterata la nostra convinzione. Anzi, prendemmo consapevolezza dei nostri mezzi proprio di partita in partita. Per me quella, conclusa con 27 presenze al primo approccio con la Juventus, fu una grande annata. Molte arrivarono a gara in corso dalla panchina, ma il finale fu tutto in crescendo e nella seconda parte di stagione diventai spesso titolare. Al punto che poi, in estate, andai anche agli Europei con la Nazionale“.
Il famoso Milan-Juve di Muntari: “Durante la partita ci furono diverse sviste, con un episodio lampante a nostro vantaggio in occasione del gol non convalidato a Muntari. Ma sono errori che capitano a tutti, anche i giocatori a volte sbagliano a porta vuota. Quel campionato, ad ogni modo, prese la nostra direzione per un discorso di continuità di risultati, fame e voglia di vincere“.
La giornata decisiva: “Ricordo un brivido per ogni gol dell’Inter, impegnata nel derby con il Milan in contemporanea alla nostra partita contro il Cagliari. Ma l’emozione più grande è arrivata dopo la festa in campo: al ritorno a Torino, in aeroporto, c’erano 10mila tifosi ad aspettarci per festeggiare con noi“.
I festeggiamenti: “Conservo ancora una foto assieme a Buffon, Pirlo e Del Piero, ogni tanto la riguardo ancora oggi. E poi uno scambio di battute con Conte. “Sono un vincente e infatti ho vinto anche qui”, mi disse sorridendo a Trieste. Io gli risposi: “Beh, mister, me la cavo anch’io: dalla C alla A con il Cesena e poi subito lo scudetto qui a Torino!”“.