Nicolò Fagioli, calciatore della Juventus, ha detto la sua sui bianconeri. Ecco le sue parole nel documentario “Fragile”, incentrato proprio sulla storia delle scommesse: “Era un modo diciamo stupido per passare il tempo. Poi negli anni è peggiorato, diventava più frequente. Magari ti alzavi al mattino con la voglia non di fare una passeggiata con gli amici ma di fare una scommessa. Le puntate più alte le ho iniziate nell’Under 23. Non giocavo per vincere soldi, non ne avevo bisogno, giocavo per l’adrenalina che mi dava. Era il problema principale. Alla Cremonese avevo preso il Covid e mi era durato circa un mese, in quel periodo avevo scommesso diverse volte ed era diventato sempre più automatico. Sono andato al Sert per parlare con chi si occupava di gioco d’azzardo, due tre volte, poi non mi sembrava tanto utile e pensavo di non aver bisogno di persone specializzate”.
Sul periodo alla Juve
“A settembre del 2022/23, quando sono tornato alla Juve. Sfuggivo dai problemi, ma le somme diventavano sempre più grosse. Non volevo ammetterlo a me stesso, sono andato avanti così 6/7 mesi. Ogni tanto vincevo ma ripagavo quello che avevo perso prima. Nel momento più brutto facevo anche 12/13 ore al telefono, passavano come fossero 2/3 ore. Sembrava una bolla con te stesso, se mi facevano delle domande rispondevo ma dopo un’ora non ricordavo cosa mi avessero chiesto. Il rientro in campo? C’era preoccupazione dopo sette mesi senza partite. Non sapevo come sarebbe stata di nuovo la prima volta. Speravo non così difficile come poteva essere. Non mi immaginavo in campo, mi immaginavo il vedere felici la mia famiglia e gli amici. Pensavo a quello”.