(Intervista a cura di Mattia Cinelli)
Aldo Serena, ex calciatore della Juventus dal 1985 al 1987, ha detto la sua sulla Vecchia Signora, toccando diversi temi; da Allegri a Vlahovic, passando per il calciomercato.
Come giudica la stagione della Juventus?
Un’ottima stagione fino a questo punto, c’erano tanti dubbi ad inizio anno per quanto riguardava alcuni ruoli, ma sono sbocciati tanti giovani come Yildiz e Cambiaso, che hanno forza e qualità.
La Juventus, nelle ultime partite, sembra una squadra più dedita all’attacco. Cosa ne pensa di questo cambiamento?
Il fatto di potersi allenare in settimana con i vari programmi di lavoro e non avere l’autunno pieno di impegni, ha aiutato molto la squadra bianconera. La squadra sta bene, viaggia ad alti ritmi, sa gestire bene i momenti della partita, e con le squadre che si difendono di più ha la possibilità di puntare sulla fantasia di Yildiz e sulla ritrovata vena realizzativa di Vlahovic. E poi non subisce gol quasi mai…
Proprio a proposito di Vlahovic, cosa manca al serbo per fare il definitivo di salto di qualità?
L’esultanza del gol contro il Sassuolo fa figurare anche la rabbia, che fa capire quanto ci tiene. Ha molte qualità, ma per far gol ci vuole tenacia ed anche equilibrio in area di rigore. Inoltre il centrocampo della Juventus è un reparto di interditori, ma non di calciatori sanno mettere il pallone sui piedi, cosa che sa fare Yildiz.
Per quanto riguarda il calciomercato, Colpani e Samardzic potrebbero essere gli innesti giusti?
De Paul potrebbe essere perfetto per questa squadra, sia per qualità che per esperienza, già pronto e rodato. Per Samardzic il discorso è diverso, il calciatore deve ancora fare il salto di qualità definitivo, quindi nel caso dovesse arrivare, ci vorrà del tempo.
Sul discorso allenatore, il contratto di Allegri scadrà nel 2025. E’ giusto puntare su di lui o cambiare tecnico e puntare un mister del nuovo corso come Palladino o Thiago Motta?
Io penso che Allegri abbia sterzato un’idea dei media e dei tifosi sulla tipologia del gioco; sta cambiando. Aspetterei fine stagione per fare un bilancio definitivo.
Passando alla sua carriera in bianconero, lei ha disputato da protagonista la famosa partita contro l’Argentinos Jr. a Tokyo del 1985. Cosa ricorda di quel match?
Ricordo tutto, la settimana a Tokyo, gli allenamenti. Un ricordo molto bello, una squadra che non pensavamo fosse così forte, giocatori veloci e tecnici come Castro e Borghi. Ci sono vari snodi di quella partita; il gol annullato a Platini, per un mio presunto fuorigioco, che oggi non sarebbe stato fischiato perché ininfluente. Il gol di Laudrup strepitoso, ma anche la paura dopo l’infortunio di Scirea, che era il leader.
Lei, parlando di Trapattoni, ha detto che è stato il secondo allenatore più importante della sua carriera. In cosa lo ha cambiato?
Quando un allenatore ti ha in una squadra e ti porta in un’altra, la stima non è solo calcistica, ma anche umana. Trapattoni mi ha insegnato tanto, allenatore psicologo, puntava molto sul dialogo personale e sapeva trovare sempre le parole giuste.
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