di Flavio Zane
Nella nona giornata di Serie A, la Juventus ottiene il risultato di pareggio a San Siro nel Derby d’Italia contro i padroni di casa dell’Inter a seguito di un pirotecnico 4-4. Per analizzare il match dei bianconeri, la redazione di Juvenews.eu ha contattato il giornalista e cronista sportivo, Francesco Repice. Di seguito la sua intervista integrale sulla sfida tra due delle squadre al vertice dell’attuale classifica.
Novanta minuti pirotecnici e otto gol complessivi: si sarebbe aspettato una partita così esaltante e a viso aperto dalle due squadre soprattutto dopo le fatiche di Champions? Qual è la sua opinione sul match andato in scena?
“Vado controcorrente: a me la partita non è piaciuta per nulla. Può essere divertente, ma diciamo che il pallone che conosco io abita da un altra parte. Non è possibile che dei difensori prendano a “calcioni” degli attaccanti in area di rigore senza tenere in considerazione il senso dello spazio e non è possibile che si facciano degli errori simili dall’altra parte dal centrocampo in giù, cioè verso la difesa. Non è possibile che la difesa della Juve ha rischiato a ogni tiro dalla bandierina di prendere gol. Lo dico sinceramente: a me non piace questo tipo di pallone. Poi è divertente, come quando uno guarda la Premier League dove tutti corrono da una parte all’altra del campo. Però a me non piace”.
Raramente si è abituati in Italia a partite di alto livello con così tanti gol da una parte e dall’altra: al di là delle tante giocate pregevoli, cosa si può dire della fase difensiva delle due squadre?
“Le giocate pregevoli arrivano per gli errori difensivi. Non si può concedere a nessun giocatore, neppure a quelli di talento come Yildiz, quaranta metri palla al piede uno contro uno senza un raddoppio. E’ una cosa che non esiste. Se sei la difesa della Juventus non puoi concedere una palla gol a ogni calcio d’angolo. La stessa peraltro, che aveva preso solo un gol in otto partite, ne prende quattro in una sola e rischia di prenderne anche sette-otto. Una partita è fatta di tante fasi. Certo attaccare e dare spettacolo è tutto bellissimo, però bisogna pure difendere.
Dall’altra parte, il primo gol della Juventus, se fossi in Inzaghi, troverei veramente difficile da spiegare: palla scoperta, imbucata sul centrocampista che esce, tutti che guardano, il portiere che non esce sulla palla scoperta e che non riesce a capire l’anticipo e tutti i difensori imbambolati con Vlahovic che va li senza che nessuno lo segua. Mi sembra una cosa un po’ strana. Però mi sembra un po’ più strano per la Juventus, ma meno per l’Inter che sta prendendo tanti gol. Tredici gol in nove partite sono tanti per una squadra che ha vinto il campionato”.
Nel post partita, le dichiarazioni di allenatore e giocatori della Juve fanno pensare a una certa soddisfazione sul risultato e soprattutto per come è arrivato:
“Come è arrivato il risultato è quello che conta. Te ne accorgi dalle parole dell’allenatore quando dice che dobbiamo ripartire da questo punto positivo, cioè la voglia di rimanere in partita e di non mollare sul 4-2. Per il resto c’è da discutere tanto”.
Invece il tecnico Inzaghi ha mostrato tutto il suo disappunto per la prova dei suoi e il risultato: ha ragione l’Inter a rammaricarsi per il risultato?
“Direi di si. Fai degli errori in difesa, ribalti la partita andando sul 4-2, rischi di fare tanti gol e poi ti fai ribaltare a partire da quella palla pulita da Cambiaso. A proposito, su di lui bisogna fare un ragionamento…”
Quale?
“Io avevo fatto una previsione che qualcuno aveva detto temeraria. Con lui sto vedendo qualcosa che vedevo con Mauro German Camoranesi che è stato uno dei giocatori più forti. Io avrò le mie manie, ma Cambiaso pulisce una palla sul gol del 3-4 nello stretto che sanno fare in pochi. Poi lì il centrocampo dell’Inter sbaglia tutto lasciando una voragine dietro alle spalle, però lui fa una giocata molto importante. Oltretutto ha fatto una partita importante anche in chiave difensiva”.
E’ il giocatore che la convinta di più nella partita di ieri?
“Assolutamente. Lo so che si fanno tanti altri nomi, ma Cambiaso per me in questo momento è il top player dell’Italia insieme a Calafiori“.
Un tema della partita è la gestione e la prova di Yildiz:
“Ieri è stato bravissimo. Quando lui trova spazio può dare sfogo al suo talento. Deve avere spazio, che significa che, come altri giocatori che si intestardiscono in giocate individuali, deve giocare di più con la squadra quando gli spazi sono stretti. Se ti riesce il primo dribbling ma non ti riesce il secondo, quella superiorità numerica non la fai mai. E’ chiaro che su di te raddoppino la marcatura perché sei uno che ha alle spalle la maglia numero dieci. Quindi, per definizione, ti raddoppiano la marcatura. Peraltro ieri era stato lasciato in panchina tra critiche e chi ha appoggiato fortemente la scelta, sulla quale non c’è mai equilibrio… ieri gli hanno lasciato più spazio, ma lui deve avere la capacità di giocare così anche con le difese più chiuse e apparentemente più semplici. Magari su certi palcoscenici ci si esalta…”.
Può trovarsi meglio come arma in corsa della Juve in questa sua fase della carriera?
“Questo sinceramente non lo so so perché un discorso gestionale e non una questione tecnica. Solo l’allenatore che vive con il calciatore, lo conosce, che parla con lui e sente le sue emozioni giorno dopo giorno può dare questo tipo di risposta. Poi qualcuno può dire che se entra quando le difese sono più stanche… ma a questo punto potevamo fare entrare Platini al secondo tempo…”.
La partita contro l’Inter era considerata da molti un test probante per la Juventus: che indicazioni possono trarre i bianconeri anche in considerazione della lotta per il titolo?
“Credo che Napoli e Inter lotteranno per il titolo, ma posso sbagliarmi. Se la Juve trova una quadra molto rapidamente che non è facile trovare con innesti recenti come Conceicao e Nico Gonzalez. A proposito di Yildiz, poi a qualcuno bisogna rinunciare e ancor più diventa una questione gestionale. Qui sta alla capacità dell’allenatore di gestire determinate situazioni. Comunque, magari con i giovani, che non sono delle super star, non è complicatissimo fare delle scelte e lui ha il carisma per poter imporre determinate scelte allo spogliatoio. Però bisogna verificare. Per il resto sono tante opzioni, ma per il titolo vedo più attrezzate le altre due”.
Ritiene il pareggio il risultato più giusto della sfida?
“Il risultato è stato giusto perché alla fine la Juventus ci ha creduto. L’Inter può rammaricarsi per non aver chiuso una partita che sembrava chiusa e di aver mollato un po’, però la Juve ci ha creduto. Quindi, bisogna dare demerito all’Inter per non averla chiusa ma anche merito alla Juventus per aver creduto che ancora non lo fosse. Da questo punto di vista, se metti sulla bilancia queste cose, il risultato è giusto”.
Quale squadra l’ha convinta di più in ottica del proseguo del campionato?
“Ieri sera non mi ha convinto nessuna delle due squadre, ma può essere solo una serata e un episodio dovuto alle fatiche accumulate, alle rotazioni, gli infortuni, tanti in casa della Juve e anche in quella dell’Inter. Non lo so dire, però per me le chiavi del gioco del pallone durante una stagione sono due: la continuità e l’equilibrio. Se si va altalenando a destra e a sinistra si fa poca strada e la partita di ieri non mi ha convinto”.