A cura di Jacopo Pigliacampo
“A Cipro c’è tanto sole, qua fa troppo caldo”, inizia così la nostra intervista esclusiva a Panagiotis Louka, attaccante classe 2000 dell’AEL Limassol in prestito all’Ypsonas FC. In effetti i 35 gradi di Cipro sono ben di più di quelli di Bergamo, città in cui il Panagiotis ha giocato per diversi anni. Nel 2016, infatti, è stato acquistato dall’Atalanta, uno dei settori giovanili più prolifici del calcio italiano. Lì ha avuto modo di crescere e mettersi in mostra, ma soprattutto di conoscere tanti giovani diventati poi campioni.
Ai tempi dell’Atalanta il suo migliore amico era un giovane svedese quasi sconosciuto, un certo Dejan Kulusevski. “Io e lui eravamo sempre insieme – continua Louka –, la gente ci guardava e pensava che lui fosse la mia fidanzata. Si è creata una bellissima amicizia e siamo rimasti in contatto. Io ho sempre pensato che fosse forte ma non pensavo che avrebbe fatto così bene. Lui è sempre lo stesso, umile, gentile e gran lavoratore. La fama non gli ha dato alla testa“.
Dopo il periodo all’Atalanta Kulusevski è passato prima al Parma e poi alla Juventus. In bianconero però qualcosa non è andato come previsto: “Mi ha detto che non si è trovato bene a Torino. Si allenava bene ma non gli piaceva giocare poco, voleva più continuità“.
Ora Kulusevski gioca al Tottenham, ma la squadra inglese sta vivendo un periodo particolarmente delicato: “Abbiamo parlato una settimana prima che se ne andasse Conte e mi ha rivelato che il problema non era l’allenatore. La squadra deve cambiare atteggiamento, serve una svolta”. Il futuro dell’attaccante svedese ora è tutt’altro che scontato. Il Tottenham infatti ha un diritto di riscatto fissato a 35 milioni di euro, che diventerà obbligo solo in caso di qualificazione alla prossima Champions League. Al momento però il quarto posto dista però ben 9 punti.
Kulusevski verrà riscattato? “35 milioni sono tanti, starà al Tottenham decidere. Lui è giovane e aiutato molto la squadra, fare quello che ha fatto a 23 anni non è da tutti. Se invece tornerà alla Juve sarà tutta un’altra storia. Lui non mi ha detto nulla, è troppo presto per pensarci. Ci sarà bisogno di tempo per capire cosa fare. Se al Tottenham giocatori importanti come Kane dovessero andarsene, la situazione cambierà. Stessa cosa alla Juve: se Di Maria non dovesse rinnovare, per Dejan ci sarebbe più spazio. Con Allegri si troverebbe bene. Rispetto alla prima esperienza alla Juve ora è molto più sicuro di se, al Tottenham è cresciuto tanto”.
Da ragazzo Louka ha giocato anche insieme a un altro ex Juve, il trequartista cipriota Grigoris Kastanos: “È un grande talento, ci sono pochi giocatori che vengono da Cipro che fanno quello che fa lui. A Salerno sta facendo molto bene, ha trovato il suo posto. Se continua così lo vorranno acquistare in tanti. Il paragone con Bernardo Silva forse è esagerato. Kastanos è forte ma non così tanto. Lui ci ha scherzato, è uno bravo e onesto che dice le cose come stanno”.
Ma gli incroci tra Panagiotis e i bianconeri non finiscono qui: “Nell’under 17 dell’Atalanta mi ha allenato Massimo Brambilla (attuale allenatore della Juve Next Gen ndr.). È stato uno dei migliori allenatori che io abbia mai avuto, sono felice che sia andato alla Juve. Lui era sempre serio, sapeva come allenare una squadra. Amava giocare la palla da dietro, senza mai lanciare lungo. All’Atalanta ho giocato contro i giovani della Juve: Fagioli era forte forte. Al tempo però la Juve non era il miglior settore giovanile in Italia. Atalanta, Torino e Inter erano più forti. Ora però la situazione è cambiata”.
In questi anni infatti la Juve ha sviluppato molto il settore giovanile grazie alla creazione della Juve Next Gen. I bianconeri così facendo hanno risolto uno dei più grandi problemi del calcio giovanile: “Dopo aver vinto il campionato con la Primavera dell’Atalanta ho scelto di andarmene perchè ho capito che non avrei giocato tanto– racconta Louka -. Il problema è che una volta finita la Primavera solo 3 o 4 possono restare a fare i fuoriquota. Tutti gli altri devono andare in prima squadra o in prestito. E’ difficile. La Next Gen invece ti permette di giocare di più, di fare esperienza e maturare per altri due/tre anni. Fare il salto dalla Primavera alla prima squadra non è semplice. Tutte le squadre dovrebbero fare come la Juve, è un investimento costoso ma che ripaga nel lungo periodo“.
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