di Flavio Zane
L’ultima in ordine di tempo è quella che potrebbe portare Nico Gonzalez alla Juventus in questa sessione di calciomercato. Da Chiesa, a Vlahovic, da Kean ad Arthur, nonostante la grande rivalità sul campo con la Fiorentina, in questi ultimi anni le trattative che hanno condotto giocatori a vestire bianconero o viola sono state molte e importanti. Intervistato in esclusiva dalla nostra redazione ne abbiamo parlato con Antonello Cuccureddu, il quale nella sua lunga carriera ha indossato sia la maglia della Juventus (dal 1969 al 1981), con il quale ha conquistato nove trofei, sia quella della Fiorentina (dal 1982 al 1984). Lo storico difensore bianconero è poi tornato in bianconero in veste di allenatore della squadra Primavera dal 1988 al 1995, con una parentesi nella stagione 1990/91 come vice di Gigi Maifredi in prima squadra.
L’ultima forte idea di calciomercato della Juventus è quella che porterebbe a Nico Gonzalez della Fiorentina. L’argentino potrebbe dover raccogliere l’eredità di Chiesa: sarebbe il profilo giusto per gli schemi di Thiago Motta? Con lui rispetto a Chiesa la Juve farebbe davvero un upgrade?
“Questo lo vedremo quando lo vedremo in campo. A me dispiace che vada via Chiesa però questo è il calcio. Nico Gonzalez è un buon giocatore e sicuramente se la Juventus vuole acquistarlo è perché crede in lui. Sostituire Chiesa non è facile però lo potrebbe fare in un contesto come quello juventino può riuscire. L’importante è che credano in questo ragazzo che le qualità le ha”.
Proprio Chiesa era stato acquistato dalla Fiorentina quattro stagioni fa: il suo rendimento non è stato all’altezza del valore dell’operazione? Cosa ne pensa di questa vicenda e delle difficoltà che sta trovando la Juve sulla sua cessione?
“Mi aspettavo di più da Chiesa. Mi è sempre piaciuto, ma alcune stagioni nascono così. Il giocatore non si discute. Il giocatore va rimesso di nuovo in salute e poi vedere come sta. Dispiace che vada via. Per capire la vicenda bisogna starci dentro e se il motivo sia suo o meno. Solo loro possono dare delle risposte esatte. Io avrei fatto di tutto per tenerlo, ma poi sono la società e l’allenatore che devono fare qualcosa perché questo avvenga. Dipende se ci sono contrasti con l’allenatore. La difficoltà a cederlo è perché ci sono questi contratti talmente alti, ma il giocatore non si discute ed è normale che Chiesa sul mercato costi parecchio. Vista la situazione, forse è meglio che vada a giocare a un altra grande squadra”.
Un altro grande colpo passato dal viola al bianconero è quello di Dusan Vlahovic. Con il cambio di guida tecnica deve essere l’anno della consacrazione?
“Al di là delle aspettative sul giocatore, dipende sempre se la squadra è in grado di metterlo in condizione di far bene. Un giocatore non può fare molto se non sostenuto dalla squadra. Poi ci sono anche altri fattori, come i rapporti che ci sono tra loro. Bisogna starci dentro per conoscere e capire, ma è importante che ci sia l’organico e che questo giri. Servono i giocatori giusti nei ruoli giusti ed è dura sistemarli bene. Vlahovic ha bisogno di giocatori che gli portino la palla”.
Da un attaccante a un altro, Moise Kean è arrivato alla Fiorentina. Come per Vlahovic, anche per lui è una stagione di rilancio anche in prospettiva delle qualificazioni della Nazionale ai Mondiali 2026?
“Dipende sia dal giocatore che dalla squadra. In questo momento in Nazionale non ci sono fenomeni, quindi bisogna augurarsi che anche lì la squadra giri e lo supporti. Come per Vlahovic, Kean è un giocatore che mi è sempre piaciuto ed è difficile trovare di meglio in giro, a meno che non vai a spulciare nelle grandi nazioni. Sono giocatori che possono dare qualcosa in più se l’organico gira. Non basta avere il fenomeno. La Fiorentina, così come la Juventus, deve fare un buon campionato. Se i giocatori sono bravi, sta agli allenatori cercare di sistemarli e di dare un qualche cosa. Se prendi dei giocatori bravi e gli metti in un contesto non adatto a loro, fanno fatica. I giocatori si devono adattare, ma devono essere supportati bene”.
Alla Fiorentina è passato anche Arthur che in viola aveva dato segnali di ripresa, ma nonostante ciò per la Juve rimane fuori dal progetto: scelta tecnica di Thiago Motta o decisione della società? Il brasiliano potrebbe tornare utile ai bianconeri?
“Bisogna vedere quale sia il problema. C’è un allenatore e ci sono dei dirigenti. Se credi in quel giocatore lì e non va, vuol dire che c’è qualche problema e questi vanno affrontati e risolti. Quando l’anno acquistato ci credevano e se non gioca evidentemente ci sono problemi con l’allenatore e con la squadra. Se l’allenatore ha fatto dei programmi e ha deciso così vuol dire che gli va bene. Poi dipenderà dai risultati: se questi saranno positivi, allora avrà ragione, caso contrario avrà sbagliato”.
Lei fa parte dei primi giocatori molto importanti che è passato in carriera dalla Juventus alla Fiorentina. Oggi, in particolare sponda gigliata, la rivalità appare rimasta intatta. A differenza che con Milan e Inter, le trattative con la società viola sono state molto frequenti. Come si può spiegare questa differenza?
“Il tira e molla è iniziato nel periodo in cui giocavo io. Da allora ci sono sempre stati perché sono tutte grandi squadre e società e vogliono tutti vincere. Ognuno deve sempre pensare a se stesso e fare dei risultati migliori degli altri. Il calcio è questo e sei da solo contro tutti”.
Secondo la sua esperienza personale, il passaggio da una squadra alla rivale viene molto sentito da un giocatore?
“Dipende. Anche io dopo dodici anni dalla Juve passai alla Fiorentina quando ci furono un po’ di rumors. Sei un professionista e quindi se hai fatto quella scelta, o l’hanno fatta le società, devi accettarla e andare a giocare. Il calcio è questo: se sei bravo, dai una mano. Già nei miei anni, c’era un po’ di attrito e ruggine, però non come dopo seppur questa rivalità tra le due squadre c’è sempre stata”.