di Flavio Zane
Dopo la pausa per gli impegni delle Nazionali, in casa Juventus l’attenzione del mondo del calcio si sposta nuovamente sul calcio giocato. Tra Serie A e Champions League, i bianconeri sono chiamati a un tour de force “inedito” dopo una stagione, quella precedente, nel quale i bianconeri potevano concentrarsi solo sul campionato. Per essere pronti a un programma così fitto e impegnativo, il club, per mano del direttore sportivo Cristiano Giuntoli, ha operato sul calciomercato in modo massiccio e importante, al fine di costruire una rosa all’altezza della situazione. In esclusiva per la redazione di Juvenews.eu, ne abbiamo parlato con il giornalista, conduttore televisivo e cronista sportivo, Massimo Caputi.
La Juventus ha lavorato ampiamente in ogni reparto durante il calciomercato, ma ha comunque concluso molti colpi importanti negli ultimi giorni: come valuta il lavoro complessivo del direttore sportivo Giuntoli e la rosa a disposizione della Juventus?
“Il voto è molto alto perché è stato rivoluzionato l’organico, ma anche perché è stato elevato il tasso tecnico della squadra. Sono stati presi giocatori con determinate caratteristiche che lasciano pensare a una squadra con più soluzioni. Ora ha degli uomini giusti al posto giusto, a cominciare dal centrocampo per poi passare alle corsie esterne. Il mercato per me è da otto-otto e mezzo.
E’ un mercato che aveva come obiettivo di migliorare la squadra e renderla più vicina alle idee dell’allenatore e anche grazie a quello che sta facendo da anni attraverso la costruzione dell’under 23 e questa capacità di far crescere dei determinati giocatori ha fatto si che, da una parte, alcuni di questi siano diventati utili alla prima squadra e dall’altra siano utili per muovere il mercato, ovvero per incassare e poi acquistare. Da questo punto di vista, la gestione delle entrate e delle uscite è ampiamente positiva. Poi sappiamo che è sempre il campo a dare il vero verdetto: noi possiamo avere un idea e la mia è positiva, riconoscendo all’allenatore la capacità di dare un identità alla squadra ed essere molto impattante su di essa. Tutti questi elementi mi fanno pensare a una Juventus che sarà protagonista in campionato”.
C’è un acquisto che in particolar modo ritiene particolarmente azzeccato? C’è invece un elemento che la convince un po’ di meno?
“Presi uno a uno sono tutti giocatori che mi convincono. Per assurdo, il primo acquisto, Douglas Luiz, è quello che fino ad ora si è visto meno. Io credo sia un grande giocatore, uno di quelli che fa la differenza in mezzo al campo. Thuram è un altro acquisto che da qualità e varie possibilità al centrocampo e alla manovra della Juventus. C’è un po’ l’imbarazzo della scelta. Se devo dire, una cosa che mi ha colpito è l’acquisto importante di Douglas Luiz allo stesso modo con il quale questo non sia ancora entrato nel cuore del gioco della Juventus”.
C’è un giocatore già precedente presente nella rosa che potrebbe sorprendere in questa stagione?
“Locatelli. Mi viene da pensare a lui anche in virtù di quello che ho visto nelle prime giornate di campionato. Mi sembra quasi un altro. Questo è sicuramente un giocatore prezioso. Non dobbiamo dimenticarci che la stagione non solo è lunga, ma che è anche ricca di impegni tra campionato, Champions League e Coppa Italia. Dare una formazione titolare è impossibile e saranno tanti i giocatori che ruoteranno. Non solo per le esigenze del calendario, ma anche per quelle che sono le idee dell’allenatore che non è uno che da per scontato il ruolo di titolare a un calciatore. Basti pensare a quello che è successo nel Bologna l’anno scorso con Calafiori, il quale non ha sempre giocato.
Se devo pensare a qualcuno, penso a Locatelli e poi è chiaro che è Vlahovic il giocatore su cui non dico che ruotano le fortune della Juventus, perché ne ha tanti che possono essere decisivi in fase realizzativa, però è indubbio che sarà determinante. Per i gol che farà, per quando e come li farà e per essere il punto centrale di una squadra che giocherà un buon calcio”.
Può pesare su questo anche il fatto che non è arrivato un nuovo vice-Vlahovic o c’è fiducia in Milik?
“Entrambi sono due giocatori fisici, però Milik per essere una cosiddetta alternativa, è un alternativa affidabile. E’ chiaro che si può sempre avere di meglio, però avendo lui in casa credo che possa ricoprire bene quel ruolo. Oltretutto, dal punto di vista offensivo, la Juve ha varie soluzioni. Non dimentichiamoci che Koopmeiners, che è una altro giocatore fortissimo e che a me piace tantissimo, se impiegato in un certo modo può dare un grande contributo per quanto riguarda i gol”.
La Juve ha operato molto in uscita, anche con tagli importanti rispetto al passato, improntata sull’abbassamento del monte stipendi ma non solo: cosa ne pensa della strategia del club bianconero? Ci sarebbe qualche scelta che avrebbe riconsiderato?
“Tra i nomi, il primo eclatante è Chiesa. Io però penso che se c’è da una parte un giocatore che nel momento del rinnovo del contratto chiede cifre importanti e dall’altro c’è una società che pensa di dover cambiare, non tanto e non solo per il gusto di farlo, ma proprio per cercare di avere nuove alchimie, perché l’allenatore ha determinate idee e anche perché un giocatore molto bravo può essere condizionante, alla fine abbiano avuto un beneficio entrambe le parti. La Juventus ha ceduto un giocatore che pensava di poter cedere e dall’altro un giocatore che, pensando di dover lasciare la Juventus, ha comunque un opportunità importante andando in un club come il Liverpool. Chiaro che Chiesa è un giocatore che ha fatto discutere e lo farà ancora perché è un giocatore importante, però alla fine è andata bene a tutte e due le parti”.
Tra i tanti giovani usciti dalla Next Gen ne avrebbe trattenuto qualcuno?
“Soulè non dico che dava maggiori garanzie però è un giocatore che, anche in considerazione del gioco di Thiago Motta, poteva stare nel contesto bianconero. E’ altrettanto vero che il mercato oggi è fatto anche di questo. Cedere un giocatore, seppur a malincuore, però facendo cassa e sistemando altre cose. Il mercato, almeno quello fatto dalla Juventus, non è stato un mercato emotivo, ma ragionato. La cessione di Soulè anche se può lasciare l’amaro in bocca, potendo questi essere un giovane all’interno di questa squadra, ma considerando le caselle che andavano riempite serviva liberarne un altra”.
Nelle prime settimane al timone della Juve, Thiago Motta pare aver cambiato molto sotto l’aspetto del gioco, del lavoro con la squadra e dello stile comunicativo: come valuta nuovo tecnico della Juventus anche rispetto alla precedente gestione?
“Le diversità ci sono. Nello stile e nei caratteri dei due allenatori, così come nelle idee di calcio che propongono e nella comunicazione. A me Thiago Motta piace perché è un allenatore che incide. Lo fa sulla squadra e sui giocatori, perché da un identità, proponendo un calcio moderno. Anche se è un allenatore che non ha esperienza ad alti livelli, ovunque è andato, nella sua breve carriera, ha dimostrato di saperci fare. Non si è bravi allenatori e vincenti solo se si vincono i campionati. Anche salvare lo Spezia e portare il Bologna in Champions League è come vincere un campionato.
Ho sempre avuto grande stima e ce l’ho tutt’ora per Massimiliano Allegri che ha un altro modo di vedere il calcio. Non so quanti allenatori avrebbero tenuto la barra dritta in quelle due stagioni. Può non piacere il gioco che proponeva, ma bisogna riconoscerli il fatto di essere riuscito a gestire situazioni non facili. Da questo punto di vista penso si sia voltata pagina. Ora si apre un nuovo ciclo ed è importante credere nell’allenatore, nelle sue idee e sostenerlo. La Juventus ha tentato negli anni passati di cambiare, ma forse non ci credeva fino in fondo, ricordando Sarri e Pirlo.
La grande campagna rafforzamento estiva e ciò che sinora si è visto sul campo sono i segnali di una Juve antagonista dello Scudetto?
“E’ un antagonista. Credo che alla Juventus non si possa chiedere obbligatoriamente di vincere il campionato, ma si possa chiedergli di essere in grado di lottare fino all’ultimo per poterlo vincere”.