ESCLUSIVA, Agroppi: "Torino nettamente sfavorito contro la Juve"

ESCLUSIVA, Agroppi: “Torino nettamente sfavorito contro la Juve”

Aldo Agroppi ha parlato della sfida che metterà contro la Juve e il Torino: per l'ex granata, i pronostici sarebbero a favore dei bianconeri

di Flavio Zane

Nel dodicesimo turno di Serie A, il quale precede la sosta per le Nazionali, la Juventus affronta il Torino nel classico Derby della Mole. Per analizzare l’incontro in programma, la redazione di Juvenews.eu ha contattato l’ex calciatore (cresciuto anche nelle giovanili del Torino e giocatore granata dal 1967 al 1975)  e allenatore Aldo Agroppi. Di seguito, la sua intervista completa sulla sentitissima sfida cittadina.

Dopo un inizio incoraggiante, la squadra di mister Vanoli starebbe vivendo un periodo di difficoltà, con quattro sconfitte in cinque incontri: Qual è il suo giudizio sul percorso sin qui del Torino e che tipo di partita si aspetta dai granata vista anche l’assenza possibile di entrambi i due attaccanti titolari?

“Il Torino era partito molto bene, arrivando addirittura a guidare la classifica. E’ stato primo in classifica non so dopo quanti anni. Questo per noi è stato un disastro. Essere primi in classifica ha falsato la realtà. La realtà di un organico e la realtà di quelli che sono i traguardi da raggiungere. C’è stato un po’, da parte di tutti, i calciatori, il presidente e i tifosi ci sia stata un esaltazione fuori luogo. Abbiamo perso la realtà del nostro valore e del nostro potenziale. Piano piano siamo scivolati in classifica, ma la cosa trova anche delle giustificazioni.

Hai perso un centravanti e, come per ogni squadra, se non c’è un centravanti che fa gol, le partite non le vinci. Nelle squadre che sono prime in classifica, il giocatore più determinante è sempre chi fa gol. Siamo diventati una squadra un po’ piatta, senza una punta di riferimento avanzata che ci permetta di andare in gol e questo è importante. Ora, il giocatore più importante si è infortunato per lungo tempo e siamo diventati una squadra normalissima, perdendo di morale. Ora ci sono le sensazioni di sempre. Dico sempre che essere tifoso del Torino è un mestieraccio, ma la mamma non si cambia.

E’ una scelta di vita. Sono stato undici anni nel Torino, dalle giovanili alla prima squadra, e quella maglia che ho indossato l’ho fatto con grande entusiasmo e grande gioia. La porto ancora addosso alla mia persona. Sono orgoglioso perché anche se sembra che noi perdiamo spesso, vinciamo tutte le domeniche. Perché tutte le domeniche va in campo una squadra che ha scritto pagine gloriose ed è ancora oggi un mito. Sarà così per l’eternità. Quindi noi, prima di giocare la partita, abbiamo già vinto.

Si dirà che è una magra consolazione, ma io dico che, quando abbiamo provato a vincere, come quando mi è stato annullato quel gol con la Sampdoria, che poteva essere un gol Scudetto, ce lo tolsero con la stessa ammissione dell’arbitro Barbaresco. Ho vinto poco e niente con il Torino, però io ho vinto tutto. Sono stato stimato e amato come io ho fatto con quella maglia e quella tifoseria e i miei sentimenti continuano. Più che al risultato penso alla storia, alla mia esperienza e al futuro, ma anche al futuro che ha questa squadra eterna. Quindi, affrontiamo la partita con il pronostico nettamente a sfavore.

Cosa ne pensa dell’apporto dell’allenatore dal suo arrivo dal Venezia? Un eventuale sconfitta del derby potrebbe complicare la posizione della panchina di Vanoli?

“Gli allenatori contano il 20%. Ci sono allenatori che pensano di poter far vincere, ma in realtà partecipano. Vinci se hai la squadra forte e allora ti fanno diventare bravo. Io ho fatto l’allenatore per dieci anni e vincevo quando avevo una società forte alle spalle e quando avevo una squadra forte e, quindi, diventavo forte anch’io. Quando la società non aveva le qualità per essere all’altezza della situazione e i giocatori erano modesti, non vincevi e pareggiavi se andava bene. Vincono i calciatori.

Trapattoni un giorno mi disse: “Ma che allenatori e allenatori. Quando io alla Juve avevo Platini, gli schemi me gli inventava lui. Le vittorie le inventava lui”. Quando la palla l’avevano gli altri, per esempio Bonini, gli chiedo scusa, era tutta un altra cosa. Quando il Torino aveva in attacco Sala, Pecci, Graziani e Pulici, cosa insegnava l’allenatore? Tu metti in campo questo attacco domenica e vedrai che avrai la possibilità di vincere, anzi succederà molto spesso. Se poi vuoi aggiungere Agroppi, Vieri e altri, meglio. Io so di aver vinto più derby che persi perché avevo una squadra forte, un allenatore capace e una società forte che quotidianamente era sul pezzo.

Puoi mette Dio o l’allenatore più vicino che è Mourinho e non cambierebbe niente. Gli allenatori sono quelli che contano meno. L’allenatore dev’essere bravo, ma, pur essendo bravo o bravissimo, contano un 20%. Servono dei giocatori bravi e professionisti, una società che ha un presidente capace e presente tutti i giorni. Allora ho la possibilità di vincere.

Poi, io non mi immedesimo più in questa squadra nel quale sono tutti stranieri. Dov’è il Torino? Ci saranno due-tre italiani. Anche la storia, gli stranieri che vengono da tutti i paesi del mondo, non la conoscono. Si impegnano, sudano, corrono, vogliono vincere, ma non ci sono le possibilità per farlo. Questa è la verità.

Quali prospettive ha per questa stagione?

“Non mi interessa l’andamento del Torino. Come ho detto, essere tifosi del Torino è un mestieraccio. Pero io non cambio, indipendentemente dal risultato. Io amo la storia del Torino e lo amo per la maglia, per i colori, per le disgrazie che ha avuto”.

Tra l’assenza di Bremer nella Juventus e quella di Zapata per il Torino, quale può essere più determinante nella partita e nel proseguo del campionato?

Zapata ti può aiutare, ma non ti può far vincere lo Scudetto o far andare in Coppa dei Campioni. Se analizzo il Torino, non vedo grandi calciatori. Ricci è bravo, ma un gol quando lo fa? Spero lo faccia sabato. E’ molto carino da vedere, elegante, sono felice perché è toscano, ma quando diventa decisivo? Non c’è rancore, ma affetto in quello che dico. Io il Torino lo guardo, ma dopo mezz’ora cambio canale perché sto male.

Sicuramente tra l’assenza di un difensore e quella di un attaccante, è più importante la seconda. In realtà, il Torino non ha neanche difensori perché dopo Bremer è stato ceduto anche Buongiorno. Se i pezzi migliori vanno via, cosa vuoi vincere? Con il passato e la memoria? Allora prendiamo quello che viene e l’allenatore non ha colpa. Arriva con grande entusiasmo e poi la squadra viene spezzata ancora prima di giocare. Non si può pensare che l’allenatore goda per queste cose. Non posso dire che il Torino è stato bravo e ha fatto una grande squadra. Chi prenderei in giro?”.

Cosa ne pensa dei rumors sull’interesse della Red Bull per il Torino, smentito però dallo stesso Cairo?

“Il cambio societario è necessario. Secondo me, Cairo aspetterà la scadenza dei venti anni alla presidenza del Torino, diventando il più longevo presidente della storia granata. Questo per lui sarà un vanto e poi credo che lascerà. Mi domando come faccia a vivere quotidianamente tra la contestazione e delle offese, anche volgari. Chi glielo fa fare? Ha fatto benissimo i primi anni, quando il Torino stava fallendo, azzeccando diversi campionati. La migliore squadra l’ha fatta quando c’era Immobile, l’allenatore Ventura e il direttore sportivo Petrachi. Oltre a Immobile c’erano altri giocatori bravi e quello è il miglior Torino della gestione Cairo.

Ci siamo fermati all’allenatore Ventura perché lui era bravo e anche Petrachi. Quest’ultimo è stato capace di scegliere giocatori bravi, come anche Cerci, e la squadra ha fatto dei grandi risultati. Poi, anche quando c’era Mondonico, c’è stato lo spirito del Toro. Adesso, prendendo nove giocatori stranieri, senza nulla toglierli, cosa mi rappresenta la maglia da loro? A me dispiace per Cairo, così come per Vanoli. Io ho parlato con lui ed è stato felice di venire qui, ma poi la felicità è diminuita dopo aver perso tre-quattro giocatori importanti”.

Qual è la sua opinione sul nuovo corso Thiago Motta?

Motta ha le sue idee ma non concordano con le mie. Ha un solo centravanti di ruolo che non è ancora un grande calciatore, anche se è bravissimo. Se pensiamo agli attaccanti e i centrocampisti del passato della Juventus, ci accorgeremo che erano grandi calciatori di una grande squadra. Oggi tanti calciatori mi domando come mai giochino nella Juventus. Allora, le mie idee sono diverse da quelle dell’allenatore Motta che rispetto, è stato un ottimo calciatore, ma a cui non vedo abbia una grande squadra come in passato. Sotto a un certo profilo, meglio così. Magari può aiutare il Torino ad ottenere un certo risultato”.

Qual è il suo pronostico sulla partita?

“Oggi ricorre un triste anniversario, la morte di Giorgio Ferrini. E’ stato un capitano coraggioso, fortissimo e un uomo di grande valori. Giorgio, con il suo modo di giocare, aumentava il valore a tutto il resto della squadra, che al tempo era composta da quasi tutti italiani. Non aveva paura di niente e ci incoraggiava. Era un Toro. Per ricordarlo e onorarlo sarebbe bellissimo sabato vincere con la Juventus o anche pareggiare. Speriamo che da lassù ci dia una mano.

I pronostici generalmente sono fatti per essere sbagliati. Quindi, io dico che perdiamo. Nessuno può sapere cosa accade domani, solo Dio e Mourinho (ride ndr). Posso aggiungere che non vinca il migliore”.

x