Paolo Di Canio dice la sua in vista di Juventus-Inter. L’ex attaccante bianconero ha dichiarato in un’intervista a Tuttosport: “Non può essere decisiva, è presto. Però un bell’indirizzo lo può dare, anche perché si affronteranno le due squadre che si giocheranno lo scudetto. Peserebbe di più una vittoria per la Juve. Allegri sta formando nella testa dei propri giocatori un convincimento, gli sta facendo vedere che possono competere per lo scudetto nonostante abbiano qualità e fantasia inferiori rispetto ad altre rivali.
Di Canio ha poi proseguito: “Se dovessero vincere, superando l’Inter in classifica, fortificherebbero ulteriormente la convinzione di poter arrivare fino in fondo. La mia paura è che ci sia poco spettacolo. La Juve lascerà la palla all’Inter e l’Inter, per natura, non forzerà la giocata finché non troverà le linee che ama. Vorrei vedere due squadre che se le danno, in senso sportivo, quindi speriamo che arrivi un gol dopo venti minuti noiosi”.
Di Canio su Allegri: “Lo ammiro molto. La sua Juventus è un’anomalia, molto italiana: una squadra di vertice che lascia quasi sempre il pallino del gioco agli avversari. È un modo legittimo, Allegri sta facendo ottime cose in rapporto a quello che ha a disposizione, sta ottimizzando il materiale che ha. Ma sarà difficile arrivare a maggio solo attraverso questa via, potrebbe fare qualcosa di più. Ma merita un applauso per un altro motivo. Allegri ha solo due o tre individualità e le sta gestendo molto bene. E in questo senso si inseriscono i giovani, Allegri sta facendo giocare molti ragazzi”.
Su Chiesa: “Non mi convince nel ruolo di seconda punta. Come si è visto in Nazionale con Spalletti, Federico ha bisogno di spazi, di partire largo. Nel 4-3-3 Chiesa è un’eccellenza. Certo, poi Allegri può dire che nel 3-5-2 può metterlo solo da seconda punta e che Chiesa ha segnato i suoi gol, ma in mezzo ogni tanto si perde e non sfrutta la sua velocità“.
Sul rendimento di Vlahovic: “Se non ha sfondato a Torino al 75% è colpa sua. Se tu sei forte, per quanto tu possa essere frustrato per le poche occasioni da gol, ti devi applicare, ti devi impegnare nella gestione dei pochi palloni che ti arrivano. A Firenze era ‘on fire’, ci credeva sempre perché molto coinvolto, giocava con gioia. Con la Juve è ovvio che sia tutto diverso, anche come pressioni, però ho scoperto delle fragilità in lui, nelle scelte, nel non essere intelligente calcisticamente nel momento in cui trova delle difficoltà. Sono crudo, diretto: quando dico che non ha intelligenza calcistica, non dico che non sia bravo e che non possa giocar nella Juve. Però deve saper fare le cose semplici, perché così non solo mette i compagni nelle condizioni di fare bene, ma anche di poter poi riavere lui la palla nel modo migliore. Il grande talento puro, è forte nelle difficoltà“.
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