Il noto economista Carlo Cottarelli, anche grande appassionato di calcio (è un tifoso dell’Inter), è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport, per parlare della situazione finanziaria del mondo del calcio italiano. Secondo lui, ogni tipo di riforma che punti alla sostenibilità e stabilità è “necessaria e urgente”.
Riguardo a quella attuata dalla Uefa, ha detto: “Spero soltanto che non si limiti a essere una cosa formale come è accaduto per esempio con il Financial Fair Play, che ha comunque permesso ai club più potenti di trovare il modo per aggirarlo. Perché è vero che il calcio è sempre di più un business, ma la parte sportiva va comunque tutelata. Invece ci sono club che hanno in mano grandi patrimoni internazionali e che potrebbero anche permettersi di andare avanti in perdita“.
Oltre alle sanzioni economiche, la Uefa prevede anche quelle di carattere sportivo: “In questo caso allora la riforma potrebbe funzionare davvero. Le multe piccole o medie purtroppo non servono a niente, alcune società potrebbero continuare il loro percorso anche se indebitate, scegliendo di pagare le sanzioni, ma se c’è il rischio reale di una penalizzazione a livello sportivo le cose cambiano. Ho soltanto un timore che alcuni club ricchi possano decidere di lasciare le competizioni Uefa per poi creare un loro torneo, come è successo di recente con la Superlega. In quel caso però i tifosi hanno respinto totalmente l’iniziativa, mi auguro che questo possa frenare nuovi progetti di questo tipo”.
La situazione del calcio italiano insomma non è rosea: “Sì, non sta bene ed è colpa anche di alcuni problemi strutturali. Prendete gli stadi. La questione è molto seria e va affrontata il prima possibile. Nel calcio italiano i ricavi continuano a scendere, ma le entrate dipendono anche dallo spettacolo offerto. Da noi gli impianti sono vecchi e l’esperienza messa a disposizione dei tifosi è molto lontana da quella che si vive negli stadi inglesi. Da questo punto di vista potrebbe essere importante anche un intervento delle istituzioni, almeno per alleggerire certe procedure. I margini di crescita comunque ci sono e sono molti: penso per esempio anche al merchandising, che in Italia è sfruttato davvero molto poco, ma c’è da lavorare duramente. Di sicuro una regolamentazione che porti i club a non indebitarsi più può essere in questo senso molto utile“.