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L’ex direttore sportivo della Fiorentina Pantaleo Corvino, ha parlato intervistato dai microfoni di Tuttosport: “Quando Dusan non giocava ancora con continuità nella Fiorentina, mi chiamò un cronista per domandarmi cosa ne pensassi. Gli dissi che per me era un titolare. La qualità non ha età. Adesso potrebbe fare il centravanti sia nella Juventus, sia nel Liverpool o nel Tottenham. È pronto per la Juve. Dusan è l’ideale per Dybala. Chi serve come 9? Dipende anche dalle idee dell’allenatore. È una domanda più per Allegri che per me. In ogni caso parliamo di grandi attaccanti. Con Dybala serve un nove che garantisca soprattutto profondità, quindi un calciatore con le caratteristiche di Vlahovic”.
“Durante il mio primo ciclo a Firenze, apportai la firma sul primo cartellino di Federico Chiesa alla Fiorentina. Mentre all’inizio del mio secondo periodo in viola, visionando la posizione di tutti i tesserati me lo ritrovai che aveva un contratto a 25.000 euro di stipendio e sarebbe andato a scadenza l’anno successivo. Qualsiasi altra famiglia o calciatore avrebbero potuto approfittare di questa posizione. Nei primi giorni mi sedetti subito a parlare con il padre e con Federico. In virtù degli ottimi rapporti, e soprattutto del loro attaccamento, chiesi loro una lunga disponibilità a rimanere in viola. A dire il vero, ‘forzando la mano’, dissi che pur così giovane Federico sarebbe potuto diventare un titolare nella Fiorentina. Dopo aver discusso animatamente, ognuno inseguendo i propri interessi a livello contrattuale, compresi quanto totale fosse il loro attaccamento alla maglia della Fiorentina e alla città. Passai l’estate a rifiutare la corte di tanti club di Serie B: il più accanito era il Cesena di Rino Foschi. Poi la fortuna e il coraggio di Paulo Sousa vollero che Borja Valero fosse squalificato alla prima di campionato in casa della Juventus e che Chiesa partisse dal primo minuto. Così fu il suo inizio”.
“Per Milenkovic, a gennaio dell’ultima mia stagione alla Fiorentina, i Della Valle, e lo dico anche qui senza paura di poter essere smentito, rifiutarono 40 milioni di euro più bonus dal Manchester United. Per Vlahovic, invece spaventai il mio club quando nel 2017, per un ragazzo del 2000 extracomunitario e non ancora tesserabile, pagai anticipatamente 1,5 milioni al Partizan per chiudere subito la trattativa e strapparlo alla futura concorrenza. Per trovare l’accordo con il giocatore, e farlo firmare, dovetti aggiungere il primo dei cinque anni di contratto a quello successivo, quando arrivò fisicamente a Firenze. Lo ammetto, dopo la firma ero spaventato. Sono convinto che se ne accorse pure il padre di Vlahovic, il quale mi disse: ‘Direttore, sono sicuro che stai portando a Firenze il nuovo Batistuta’. Rivolgendomi anche alla madre risposi: ‘Beh, io ero convinto, invece, di aver portato un nuovo Luca Toni’. Ci fu una risata generale. Eravamo in una stanza di albergo, lo ricordo come se fosse oggi”.
“Vlahovic alla Juve? A essere sinceri, senza paura di essere smentito, avevo un accordo di massima con l’allora dg bianconero Fabio Paratici per 40 milioni più uno tra Demiral e Spinazzola ceduto alla Fiorentina a titolo definitivo e l’altro in prestito. Sì, il cambio di proprietà fece saltare tutto”
“L’unica cosa che mi viene in mente pensando a Buffon mi riporta indietro nel tempo. Ma è come se fosse ancora oggi. E fatemela raccontare. Ho avuto tre maestri: uno vicino di casa, Mimmo Cataldo. Uno a metà strada, Piero Aggradi. E l’altro lontano da casa, Ricky Sogliano. Ognuno bravo a suo modo e con le proprie qualità. Il più avanguardista era Ricky. A volte partivo e facevo 1.200 chilometri per andare a trovarlo a Varese. E imparare. Perché prima i direttori, oltre a partire dal basso, frequentavano anche “le botteghe”. Mentre adesso direttori sportivi e direttori generali nascono dal niente, come funghi. L’ospitalità di Sogliano era unica. Ricordo come se fosse oggi. Mi chiamò prima del ritiro estivo per avere a Parma un giovane portiere, Alessandro Leopizzi, allora campione d’Italia con me a Casarano. Mi disse che lo tesserava perché convinto che Bucci e Nista gli avrebbero potuto creare problemi poiché aveva in mente di fare qualcosa contro ogni logica. “Caro Pantaleo, quest’anno vedrai debuttare un diciassettenne. Ricordati che sarà il più forte portiere italiano di tutti i tempi”. Mi disse così anche quando era a Venezia con Bobo Vieri. E non solo… Ci prese pure quella volta. Gigi lo aspetto a Lecce, in Serie B. In tutte le piazze sarà ambasciatore e simbolo del calcio italiano e mi darà ancora una volta una maglia per mio nipote, suo grandissimo tifoso”.
“Ronaldo aveva un senso quando è stato acquistato tre anni fa. Adesso, alla luce di tante altre considerazioni, non c’è più ragione per tenerlo. Ma la Juve sa perfettamente quello che deve fare”.
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