Il Tottenham si sta giocando punto a punto il quarto posto in Premier, valido per l’accesso alla prossima Champions League, in un derby acceso contro l’Arsenal. Oggi gli Spurs affronteranno in casa il Burnley, mentre i Gunners saranno impegnati su campo del Newcastle. Molto del merito è certamente di Antonio Conte, che da quando ha preso la squadra l’ha portata a lottare per l’obiettivo di entrare tra le prime quattro. L’ex allenatore bianconero si è raccontato in un’intervista a Sky Sport UK.
Il ricordo della scuola: “Non ero il primo della classe, ma studiavo, visto che la mia famiglia mi diceva sempre: ‘Se studi, poi puoi giocare a calcio’. Se non fossi stato calciatore, sarei diventato un insegnante di materie scientifiche. Se ci pensi, un insegnante e un allenatore hanno molti punti in comune. Da allenatore, tu insegni la tua idea di calcio ai giocatori“.
Chi era il suo idolo: “Mio padre. Non era forte a giocare a calcio, ma giocava e per me era un idolo. Il suo invece era Pelé. Per me lui e Maradona sono stati i migliori“.
Il rapporto con i trofei: “Ne ho vinti tanti. Difficile dire il numero, ma ho vinto tanto sia da giocatore che da allenatore. Ma ho anche perso molte volte, tante finali. Ma è stato positivo, perché a volte quando perdi diventi più forte e provi a migliorarti, trasformando la sofferenza in voglia“.
Le svolte a livello professionale: “Come giocatore, il trasferimento dal Lecce alla Juventus. Ho giocato 13 anni lì. Come allenatore, invece, è stata l’esperienza all’Arezzo. Solo dopo quell’avventura sono diventato un vero allenatore“.
Poi un pensiero ai campioni di cui è stato compagno di squadra: “Ho avuto fortuna durante il mio periodo alla Juventus. Posso citare Zidane, Del Piero, Vialli, Baggio. Difficile sceglierne uno, ma sono stato fortunato a giocare insieme a loro“.