[fncvideo id=679923 autoplay=true] Antonio Conte, tecnico dell’Inter, ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport di vari temi tra cui il suo passato in Serie A: “Qual è stato il capolavoro della mia carriera? Ricreare il ciclo della Juve è stato duro, perché ce la giocavamo contro il Milan di Ibra, Nesta e Thiago Silva; contro l’Inter del Triplete e il Napoli di Cavani, Lavezzi e Hamsik… Ma il vero capolavoro è stato lo scudetto con l’Inter. In due anni abbiamo rovesciato una monarchia sportiva. Se non ci fossimo stati noi a interrompere il ciclo bianconero, la Juve sarebbe ancora lì davanti. Quando batti qualcuno, ne mini le certezze.
Ho sempre preso squadre che venivano da momenti difficili, in cui si doveva ricostruire: la Juve era fuori dalle Coppe, la Nazionale era uscita ai gironi al Mondiale 2014, il Chelsea veniva da un decimo posto, l’Inter non vinceva dal 2010… Non ho mai fatto scelte comode, ma questa del Tottenham è certamente la più difficile e per questo anche la più stimolante. Paratici? È stato sicuramente un elemento importante in più. Sapere di lavorare con chi ti conosce bene e ha qualità e ambizioni aiuta molto.
Nazionale? Durante il percorso europeo sono cresciuti entusiasmo e fiducia. Ci siamo meritati gli episodi favorevoli: la palla che prende il palo ed entra, il gol di Arnautovic annullato per un niente, il giocatore che si fa male e chi lo sostituisce risolve la partita, le sfide con Spagna e Inghilterra vinte ai rigori. Dopo che diventi campione però, crescono le pressioni, gli altri contro di te giocano la partita della vita, le aspettative aumentano. E magari ti capita che la palla dopo aver preso il palo stavolta esce, che il gol avversario è valido e che sbagli due rigori con la Svizzera tirati da uno, Jorginho, che non li sbaglia mai. L’Italia deve recuperare la magia, l’alchimia giusta, la rabbia. E sperare che le stelle tornino ad allinearsi“.