Cobolli Gigli, che attacco a Nedved: “Non è da Juve avere in quel ruolo uno che prende a calci le bandierine”

Gianni Cobolli Gigli
L'ex presidente della Juve ha rilasciato delle dichiarazioni al veleno all'indirizzo di Pavel Nedved

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L’ex presidente della Juve Gianni Cobolli Gigli, ha rilasciato delle dichiarazioni al veleno nei confronti di Pavel Nedved durante il corso della trasmissione ‘Il Sogno Nel Cuore’ su 1 Station Radio, in cui si è soffermato anche a parlare di mercato e della posizione di Cristiano Ronaldo.

SULLA JUVE – “Tutte le squadre dovranno sfidarsi fra di loro, ciò che mi interessa maggiormente è che la Juve, con il ritorno di Allegri, torni a vincere. Nedved ha confermato Cristiano Ronaldo, ma bisogna renderlo utile alla squadra. Mi auguro che la società bianconera trovi la giusta collocazione al portoghese”.

SU NEDVED – “Le sue dichiarazioni lasciano il tempo che trovano. Ha una mancanza comunicativa notevole, dicono che sia pronto per essere addirittura vice presidente, ma non è nello stile Juventus avere un uomo con questo incarico di prestigio che prende a calci le bandierine. Mandare via Allegri è stato palesemente un errore, non andava fatto fuori. In seguito si è sperato nel miracolo di Sarri e del buon Pirlo. Io sono stato il primo a recriminare la Champions a Max, ma almeno lui è riuscito ad arrivare fino in fondo alla competizione per club più importante d’Europa rispetto ai suoi successori”.

SUL MERCATO DELLA JUVE -“Mi sarebbe piaciuto avere in bianconero Gigio, come mi sarebbe piaciuto fidanzarmi con la Bellucci, ma questo purtroppo non è possibile. Se Allegri ha chiesto Locatelli è perché sa dove collocarlo a centrocampo. I rimpianti per Pjanic non li condivido, credo che fosse giunto il momento di salutarlo e ringraziarlo”.

SULLA NAZIONALE – “La Nazionale ci ha regalato una bellissima emozione, ha portato in alto il nome dell’Italia. Un po’ meno bello è stato lo spettacolo romano, con quell’assembramento massiccio per i festeggiamenti.  Speriamo che non ci saranno conseguenze.Siamo stati costretti alla segregazione per un certo periodo di tempo, ed ora stiamo reagendo in maniera un po’ scomposta”.