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Clement, assistente di Ancelotti: “Ha fatto diventare Ronaldo un numero 9. È un professionista esemplare”

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La Juventus sta preparando alla Continassa l’esordio in campionato in programma domenica contro l’Udinese alla Dacia Arena di Udine. Dopo l’ultima amichevole contro l’Atalanta, vinta per 3-1, i bianconeri sono ora concentrati sulla prima sfida ufficiale della stagione, che li metterà di fronte agli uomini di Gotti. I bianconeri stanno lavorando per perfezionare gli ultimi automatismi, con l’arrivo di Manuel Locatelli che ha sistemato il centrocampo bianconero in vista dell’inizio del campionato. Inizio del campionato che vedrà Cristiano Ronaldo ancora una volta in bianconero, per il suo quarto, e ultimo(?), anno sotto la Mole.

Nei giorni scorsi si era parlato molto del futuro del portoghese e di un suo possibile ritorno a Madrid, con lo stesso Ancelotti che ha dovuto smentire il rumors di mercato, e con lo stesso Ronaldo che è intervenuto tramite le sue pagine social per mettere fine alle voci. Ancelotti è stato il tecnico che ha convinto Cristiano a giocare da prima punta, come raccontato dal suo ex assistente Paul Clement ai microfoni di Goal: “Quando siamo arrivati al Real, l’idea di Carlo era che Cristiano diventasse il numero 9 a tempo pieno, così che non dovesse rientrare per rincorrere i terzini avversari. Il portoghese era scettico:  gli ha chiesto di rimanere a giocare sulla sinistra, così che potesse tagliare in mezzo, tirare, crossare e fornire assist. Lui non era convinto ma piano piano si è deciso. Ed è stato importante anche per Ronaldo, perché la cosa ha funzionato bene. Anzi, benissimo, visto che nella prima stagione è arrivata la tanto agognata Decima”.

“Il suo lavoro era segnare, il che lo motivava. Cito sempre quello che dice Carlo, quando Ronaldo scende in campo parti sempre da 1-0. Nei nostri due anni lì ha segnato 50 gol a stagione, quindi quando salta un paio di partite per qualche problemino significa che ti manca qualche gol. Si parte davvero da 1-0 quando c’è lui, è un vantaggio enorme. Mi piaceva molto, è un bravo ragazzo, un uomo d’affari che parla molte lingue. Una splendida persona e un grande uomo squadra, raccontava un sacco di storie e aiutava i suoi compagni. Per non parlare della sua etica del lavoro, dentro e fuori dal campo. Un professionista esemplare, con una attenzione maniacale al recupero, al lavoro in palestra, all’allenamento della forza e al proprio regime nutrizionale. Una cosa incredibile”.

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