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Il presidente della UEFA Aleksander Ceferin ha parlato intervistato dai microfoni de Le Journal du Dimanche, ai quali ha parlato del futuro del calcio e dei rapporti con i club dissidenti, che ancora sono all’interno del progetto Superlega.
La crisi della Superlega, l’Europeo in undici Paesi nel mezzo di una pandemia, il progetto di un Mondiale ogni due anni spinto dalla Fifa: il 2022 non può essere peggio del 2021.
“È stato un anno folle. Rimango ottimista senza lasciarmi trasportare. Prima di tutto, se credo agli esperti, la pandemia sta lentamente finendo. Per quanto riguarda la politica, le stranezze non finiscono mai. La sorpresa è che grandi uomini d’affari che si suppone conoscano gli affari se ne escono con queste idee. Se c’è qualcosa che ho imparato da questa esperienza, è che sono meno ingenuo”.
La Uefa ha anche lanciato un’ulteriore competizione europea. Ci sono troppe partite in televisione?
“Questo è quello che dicono mia moglie e le mie figlie, ma io non credo. La Conference League è una grande competizione perché mette quelli che non hanno avuto accesso all’Europa contro squadre molto buone. Un esempio che mi riguarda: la squadra campione della Slovenia è il Mura. Ha un budget di due milioni di euro. E ha guadagnato 3 milioni qualificandosi. Si è finanziariamente salvata e ha giocato contro il Tottenham, contro cui ha vinto tra l’altro”.
L’idea di una Final Four di Champions League è andata avanti?
“Non ne abbiamo ancora discusso concretamente a causa della pandemia, che ci ha costretto a occuparci della vita quotidiana, ma la mia opinione è che sarebbe fantastico. Ho discusso l’argomento con alcuni presidenti, tra cui Nasser Al-Khelaïfi, e sono d’accordo. Il calcio è più grande della NFL ma il Super Bowl è un evento importante. L’equazione da risolvere è quella di compensare la perdita delle entrate delle partite in casa nelle semifinali. Questo può essere fatto”.
Nel 2024-2025?
“Al più presto. Ma dubito che si possa fare così presto“.
Nel 2024, la Champions League cambierà il suo formato. Perché cambiare qualcosa che funziona?
“È stato il risultato di lunghe discussioni con l’ECA. Naturalmente i club vogliono più entrate. Ma questo cosiddetto sistema svizzero dovrebbe essere più competitivo e più interessante per i tifosi”.
È un compromesso di fronte alla minaccia della Superleaga?
“No. Ci sono state discussioni nel 2019 con un formato totalmente diverso e non eravamo d’accordo. È stato allora, credo, che hanno iniziato a lavorare seriamente alla Superlega. L’informazione che abbiamo è che alcuni club lo stavano pianificando tre anni prima di uscire allo scoperto. Quando sedevano intorno al tavolo, annuendo e stringendo mani, stavano già pianificando una separazione. Quando hai persone nel tuo comitato esecutivo, incluso il presidente Andrea Agnelli, che negoziano e cercano di trovare soluzioni, è molto difficile immaginare questo scenario”.