Dopo la morte di Vialli e Mihajlovic, si è creato un dibattuto sulle pratiche mediche utilizzate in quel periodo. Di questo ha parlato Enrico Castellacci, ex medico della Juventus e della Nazionale. Intervistato da open.online, il professore ha detto: “Questo è un momento emozionalmente molto forte. La perdita di due personaggi così amati ha inevitabilmente colpito. Questo crea una suggestione importante sul possibile collegamento tra le morti e l’utilizzo di farmaci di cui gli ex atleti hanno memoria. Le preoccupazioni in questo senso ci sono da sempre e ciclicamente vengono riproposte. Quello che è necessario è uscire dalla bolla emozionale in cui siamo sprofondati per renderci conto di un fatto oggettivo. Non esistono prove scientifiche che confermino un reale collegamento tra quei farmaci e i tumori. Bisogna ribadirlo per onestà intellettuale. È chiaro che l’abuso di qualsiasi farmaco è sempre un grosso rischio e questo non sarebbe giusto sottovalutarlo”.
Un farmaco su tutti è stato chiamato in causa: “La questione del Micoren ha sempre fatto impressione. Non è facile venire a sapere che uno dei farmaci che hai usato di più da quel momento è considerato sostanza dopante. Da medico posso dire che ho forti dubbi sul fatto che dosi relative di Micoren possano aver avuto un reale effetto nocivo. Il sovradosaggio è un altro discorso e non si può escludere che ci sia stato. Ma soprattutto sul collegamento con i tumori io andrei molto cauto. Rispetto alla Sla, per esempio, c’è molta meno evidenza sul piano oncologico. Questo però non vuol dire che la riflessione non debba essere fatta. Ho apprezzato quello che hanno detto Boranga, Tardelli e gli altri. Hanno posto delle riflessioni essenziali a livello medico: la ricerca oggi ha il dovere di approfondire”.
Su cosa ci si dovrebbe concentrare: “Senza dubbio la questione Sla. Con una percentuale di incidenza molto più allarmante tra gli atleti rispetto ai tumori, che invece non presentano nei giocatori una percentuale di presenza maggiore. Per la Sla sì ed è dimostrato. La riflessione urgente quindi dovrebbe essere fatta sulla frequenza molto più alta di questa malattia neurodegenerativa tra gli ex calciatori. Un’esigenza che ricorda anche ciò che è valso per il football americano e i traumi cranici: gli studi hanno dimostrato che continue commozioni cerebrali potevano portare a un’alterazione neurodegenerativa. Dobbiamo andare anche noi in questa direzione e approfondire come non è ancora stato fatto”.
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