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Capello: “A Pirlo è mancato il percorso di formazione”

L’e allenatore della Juve Fabio Capello, ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni de Il Corriere dello Sport, dove ha parlato a tutto tondo della nostra Serie A, soffermandosi anche su Andrea Pirlo.

SUGLI ALLENATORI – “Conte, che ha saputo fare marcia indietro, è tornato a un calcio più efficace, razionale, più suo, e si è ricreduto su alcuni giocatori. È segno di intelligenza. E si è preso lo scudetto. Ti dicevo di Conte, poi c’è Gasperini, l’unico con la mentalità europea. E quello dell’Udinese, Gotti, che non vuole fare il fenomeno, esprime un calcio che rispetta il materiale che gli hanno dato… Lo scudetto, Conte l’ha vinto il giorno in cui il Milan ha perso a Spezia. Ritorna la Juve? No».

SU PIRLO –  “A Pirlo è mancato il percorso di formazione, s’è dovuto arrangiare da solo nei primi tre mesi. La sua è stata una full immersion pesante ma che ha affrontato consapevolmente. Ti dicevo di Gotti: al contrario di Pirlo, si è fatto le ossa come secondo di Donadoni e Sarri. L’esperienza è un valore, aiuta a ridurre il numero degli errori, favorisce l’intuizione. Nel ’94, otto giorni prima della finale dei campioni col Barcellona, dove non avrei potuto disporre di Costacurta e Baresi, giocammo un’amichevole a Firenze. Abbassai Desailly, che – come ricorderai – avevo trasformato in mediano, e lo affiancai a Filippo Galli. Batistuta ci fece due gol. I giornalisti mi chiesero se fossi preoccupato, risposi che ero molto soddisfatto. Il 18 maggio misi Maldini centrale, dove non aveva mai giocato, e Panucci a sinistra, 4-0 per noi. Una polemica nemmeno troppo velata, ma dietro una polemica c’è sempre un fondo di verità. In Italia sono successe cose che altrove non sono accadute. Ma noi italiani siamo fatti così, e non solo nel calcio”.

SUL CALCIO – “Il calcio è come la vita. Ai miei giocatori ripetevo spesso: chi è il più grande calciatore di sempre? Pelé. Bene, quando era a centrocampo Pelé giocava sempre a un tocco, ma non appena entrava nell’area avversaria i tocchi diventavano due, tre, un dribbling, due e gol. La semplicità è la base di tutto, anche nell’arte, le cose più complicate, i capolavori riescono solo se la partenza è la semplicità. Indro Montanelli scriveva in un italiano semplice e arrivava a tutti. Oggi vedo tanti allenatori che fanno l’impossibile per complicarsi l’esistenza.[fncvideo id=498847 autoplay=true]

 

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