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L’ex calciatore della Juventus Antonio Cabrini, con un anno passato all’Atalanta prima del passaggio in bianconero, ha parlato intervistato dai microfoni de La Gazzetta dello Sport per presentare la finale di Coppa Italia in programma questa tra i bianconeri e la Dea.
“L’anno a Bergamo è stato importante, formativo, in una piazza e una città meravigliosa, in un club che con i giovani è sempre molto attento. Allora il presidente era Achille Bortolotti, presentissimo. E io giocavo con Antonio Percassi, che lo sarebbe diventato. Gasperini era un buon centrocampista, lineare, regolare. Un metodista, molto ordinato. Ma quello che ha raggiunto a Bergamo da allenatore è speciale e merita un applauso. Lo ha aiutato anche una società che mastica calcio, ma grande lavoro”.
“L’Atalanta è già una grande squadra: si sono consacrati da parecchio tempo sia in campionato che in Champions. Certo sarebbe un trionfo di prestigio, ancora di più per chi non vince questa coppa da qualche decennio. Gli attaccanti? Entrambi i reparti hanno tanti gol nelle gambe, ma più che altro mi preoccuperei dei settori difensivi. Sia l’Atalanta che la Juventus in varie occasioni mi sono sembrate un po’ in difficoltà in difesa, prendendo qualche rete di troppo”.
“Ultima di Chiellini e Buffon? Terminare bene è sempre importante, ma non è che abbiano niente da dimostrare. Non sarà questa partita a cambiare qualcosa nella loro carriera. E devono decidere solo loro, senza ascoltare nessuno, quando sarà arrivato il momento di smettere”.
Chiosa sul futuro dei Andrea Pirlo: “Non so cosa abbia in testa la dirigenza: se si aspettavano di fare molta più strada in Champions tutto il resto conta poco. Ma se vince questa coppa, la aggiunge alla Supercoppa e poi centra il fondamentale obiettivo dell’ingresso in Champions, magari può essere considerato sufficiente in un’annata di transizione. Poi certo ci sta tutto”.