Gianluigi Buffon, ex calciatore della Juventus, ha detto la sua al TG1. Ecco le sue parole: “In trent’anni di carriera ho avuto i migliori allenatori e citarne uno non sarebbe bello. Dopo Nevio Scala, mi sono consacrato come primo al Parma grazie ad Ancelotti. E’ una persona con un’umanità speciale, con lui vai per forza di cose d’accordo. Mi ricordo anche Lippi, Capello e Prandelli, ma anche Conte e tutti gli altri. Poi c’è Trapattoni che è stato il mio vero idolo da bambino, quando allenava la Juve mi innamorai della sua figura seguendo la squadra. Ogni volta che si muoveva lo seguivo particolarmente, anche all’Inter o al Bayern.
Pallone d’Oro? Le ingiustizie sono altre. Per il ruolo che ho ricoperto ho attraversato più generazioni e per vincerlo dovevano incastrarsi determinate situazioni in una certa maniera. Magari anche io non sono stato bravo a farle accadere. però sono soddisfatto di quello che ho fatto. Potevo fare meglio, ma c’è sempre un qualcosa di inespresso in tutto quello che uno fa.
Carriera? Penso di aver vissuto nel miglior modo possibile, il Mondiale vinto è stato l’apice. Qualcosa di talmente grande, ti dà l’opportunità di viverlo con la gioia di quel momento. La tensione, le responsabilità e tutto il resto scavalcano anche le emozioni positive. Non vedevo l’ora finisse dai quarti in poi, il peso delle partite era soffocante. La sliding doors della mia vita è stata nel 1990 quando ho cambiato ruolo, mi ero preso una cotta per il portiere. Ero un ragazzino ma non ero più giovane: diventai portiere a 12 anni, a 17 l’esordio in Serie A. Qualcosa di allucinante giocare quel Parma-Milan. Ho giocato per tante ragioni soprattutto per obiettivi personali e anche per valori come la riconoscenza e poi per sfidare i limiti. Volevo vedere fino a che punto sarei riuscito ad arrivare”.