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Gigi Buffon è stato presentato ieri dal Parma, club che lo ha riaccolto dopo l’addio alla Juve. Queste le sue parole nella conferenza stampa di presentazione:
“Con questa scelta, l’unico messaggio che ho dato a me stesso, e non agli altri, è quello di conoscermi profondamente e sapere che se non ho coinvolgimento emotivo in quello che faccio, le cose non mi riescono perfettamente come sono abituato. Ho pensato 20 giorni per le opportunità che avevo, finché in una giornata mi è salito come uno starnuto, ho mandato un messaggio a mia moglie e le ho detto che saremmo andati a Parma. Lei non se lo aspettava, ma si fida di me e delle mie sensazioni. Maresca? Ci siamo sentiti 2-3 volte, ma per aspetti prettamente tattici. Prima avevo bisogno di una ventina di giorni per ricaricare le pile e fare la scelta che poteva emozionarmi di più. Posso dire di essere un portiere forte forte se il mio coinvolgimento è totale, altrimenti rischio brutte figure. Per me Parma è la scelta perfetta e ideale per l’ultima sfida.
Come torno qui? E’ cambiato l’uomo Gigi, inevitabilmente quando passi da 23 a 43 anni c’è una fase di maturazione che se non fosse emersa sarebbe stato preoccupante. Il mio aspetto guascone e irriverente sono riuscito a dominarlo e lo tengo per autoalimentarmi. Ho bisogno di quel ragazzo, di quei sogni. In città non sono ancora stato, sono stato allo stadio e la prima emozione è che sono passati vent’anni ma mi sembrava ieri. Mi è venuta emozione, orgoglio, e credo che in pochi possano dire di essere tornati in un posto ad alti livelli dopo vent’anni. Quelli normali fanno 10 anni di carriera, io torno e ho obiettivi importanti con la società e la dirigenza, che ha avuto tanta fiducia in me. Per chi ha tanta fiducia in me, io posso ripagarla.
Devo essere sincero, questo tipo di doppia funzione negli ultimi 6-7 anni mi è sempre stata chiesta. Io mi sono sempre concentrato sul discorso campo e nel rispondere lì, che è quello che determina chi sei. Per quel che è concerne il resto, io posso comportarmi per quello che sono. I miei compagni di squadra mi hanno sempre apprezzato, mi piace stare nel gruppo, e mi piace scherzare, essere serio. Io non sono il Pasdaran, sono quello che sono. Cosa dire ai tifosi? Un messaggio semplice, che la scelta di tornare arriva perché ho il desiderio di condividere con Parma tutta quelli che saranno i risultati della squadra, che spero siano importanti. Nella mia scelta, la loro posizione è stata predominante. Gli attestati di stima sono sempre arrivati quando tornavo, ed ero sempre toccato e mi ha fatto piacere. Io allo stesso modo ho sempre parlato del Parma in maniera entusiastica, ho dato ai parmigiani quanto meritavano. La verità è che in tutte le squadre in cui sono stato sono sempre stato un elemento aggregante, lungi da me dal diventare qualcosa di divisivo, perché altrimenti sarei svanito al primo minuto. Il rispetto, l’amore, la stima vanno conquistati, e da tanti lo sento. Mi sono arrivati tanti messaggi, e mi hanno influenzato.
Finita Juve-Parma, torno negli spogliatoi e dico ai dirigenti che so che il Parma è in ottime mani anche se retrocederà. Ho conosciuto Krause, una persona che mi ha dato una sensazione di serietà che difficilmente trovi nel mondo del calcio. Il Parma ha un futuro roseo, retrocedere non vuol dire niente. E’ stata la prima valutazione che ho fatto ai dirigenti della Juve. Ritorno in B? Niente, nel 2006 scelsi la Juve non in B, ma scelsi la Juve. Nel 2021 scelgo il Parma, non la B. Il pallone è tondo, le vittorie valgono tre punti, e chi subisce meno gol torna in A. Io mi diverto sempre, ed è la passione di quello che faccio e che ho dentro, finché l’avrò continuerò.
Mondiali? Non possono essere un mio obiettivo, perché alla fine è iniziato un corso nuovo, di giovani e credo che un allenatore che sta facendo benissimo come Mancini deve avere la serenità di chiamare chi vuole e i giocatori che gli diano più fiducia. Si arriva fino al 2022 all’ottimo livello, cosa faranno gli altri è una loro libertà, io fino al 2023 chiedo grandi prestazioni. Se non ci riuscirò amen, questa è la sfida che ho lanciato a me stesso. Ricordi della B? Per me fu un anno divertente, ma anche per molti ragazzi che lo hanno condiviso con me. Del Piero, Trezeguet, Camoranesi, Chiellini, Marchisio, ci siamo riappropriati di una dimensione calcistica che ci ha avvicinato al calcio. Noi in quella stagione eravamo talmente forti che potevamo fare i globetrotter, e ricordo anche che nelle prime dieci gare il calarsi in una mentalità diversa ci risultò difficile. Pareggiammo qualche partita, e questo mi fa alzare le antenne sin da adesso. So a cosa si andrà incontro, ci vorrà molta umiltà e determinazione”.