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L’ormai ex portiere della Juventus Gianluigi Buffon ha parlato intervistato dai microfoni di Tuttosport: “In campo. Ho avuto il dubbio di smettere, ma vado avanti. Perché mi sento ancora forte e credo che le prestazioni siano la risposta migliore. Parma? Se sono andato in B a 28 anni, da miglior portiere del mondo, a 43 non deve essere così una fatica. Anche perché io gioco per passione, per sfida, per ambizione. Se manca il coinvolgimento emozionale non posso giocare nemmeno dei dilettanti. Se però ho quello, Gigione può stare ancora là in alto”.
“Allegri è un allenatore che ormai è una certezza: nella gestione, nell’arrivare al risultato, anche nella percezione dei giocatori di quella che è la figura dell’allenatore. C’è anche una sorta di timore reverenziale nei suoi confronti, che credo non guasti mai. Per cui credo che abbia tutto per far ripartire un miniciclo importante alla Juve. Nel momento in cui non dai seguito all’esperienza con Andrea, per me Max era la soluzione più corretta, perché non perdi tempo. Conosce a menadito l’ambiente, come ci si comporta, sa che direttive dare, come organizzare le cose. Poi in questo momento di cambiamenti anche a livello dirigenziale una figura come lui fa da collante: accentra molto, però ce n’è bisogno. Restare? No, perché ho deciso a gennaio e l’ho subito detto a tutti per correttezza. Mi ero accorto che quel tipo di ruolo non mi dava più entusiasmo”.
“Non in partita, però il prepartita ha fatto nascere l’idea di chiudere il rapporto con la Juve e questo ruolo, perché prima della partita c’erano stati dubbi. Tipo “Ma perché gioca Buffon col Barcellona? Gioca perché è amico di Pirlo…”. Un po’ d’orgoglio ce l’ho e finita la partita chiamai Silvano e gli dissi “Silva, mi sa che c’est terminée”, perché certe dinamiche non credo di meritarle, né come persona né per la condizione in cui sono da sportivo. E che poi ho dimostrato”.
“Con Agnelli ci siamo visti con le nostre mogli come ogni tanto capita, anche cinque giorni fa a Forte dei Marmi. Nel futuro non mi aspetto niente come è giusto che sia, perché nessuno deve aspettarsi niente: fai vedere di valere e poi puoi prendere in considerazione l’idea di essere richiamato. Per me alla base di tutto c’è la meritocrazia. Chiellini? Credo che sull’età ci sia un pregiudizio. Io penso che ci siano i livelli e lo spessore degli uomini e dei giocatori a fare la differenza. Giorgio non so se potrà giocare 10, 20, 40 partite: io so che averlo per 20 partite significa avere per 20 partite il miglior difensore del mondo. E a me basta. Perché Tom Brady a 43 anni ha cambiato squadra e ha vinto il Superbowl? Perché evidentemente dentro ha qualcosa di diverso”.
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